Se il piano A non funziona ho un piano B, un piano C e persino un piano D. (Serena Williams)

Sono passati 8 anni dalla chiusura da parte del governo Crocetta della Terme di Sciacca. Un periodo decisamente lunghissimo, intervallato da momenti di speranza e di delusione come la recente mancata ammissione ai fondi del PNNR del comparto B di Cassa Depositi e Prestiti SGR.

La questione Terme ritorna prepotentemente prioritaria in città.

Mentre la scorsa settimana abbiamo registrato la costituzione del gruppo di lavoro DNA Thermae, ieri abbiamo assistito alla conferenza stampa intitolata PIANO B, un progetto per il rilancio dei nostri beni termali che vede proponenti le associazioni: “Ora Basta!”, rappresentata dalla presidente Avv. Caterina Santangelo e “Sciacca Terme Rinasce” con Alfredo Ambrosetti e Michele Ferrara.

Obiettivo dichiarato dall’Avv. Caterina Santangelo è quello di creare un ponte tra le due associazioni e le istituzioni al fine di accendere i riflettori sulla problematica delle Terme di Sciacca nelle sedi istituzionali competenti. Per questa ragione, è stato detto, all’incontro ha presenziato Ignazio Messina. Il Presidente del Consiglio Comunale riferisce di aver accolto positivamente il progetto in quanto si caratterizza come una proposta concreta, un primo passo concreto per far riaprire al più presto alcune beni del nostro patrimonio immobiliare termale.

Ignazio Messina si è detto convinto che la Regione voglia disfarsi dei nostri beni ormai chiusi e morenti come si fa con un ramo secco e improduttivo e per questo motivo ha invitato a non continuare a sognare ad occhi chiusi, ma ad essere realisti.

Come è risaputo il nostro patrimonio termale di acque e vapori è prezioso, ma tutti i tentativi finora attuati per affidarne i cespiti immobiliari in gestione hanno avuto esito negativo, secondo Ambrosetti per tre ordini di motivi: per la loro grande estensione, per i canoni di locazione pesanti e anche per i costi ingenti di necessaria rifunzionalizzazione e riqualificazione. Secondo le associazioni “Ora Basta!” E “ Sciacca Terme Rinasce” essendo andato in frantumi il piano A deve entrare in gioco l’attuazione del piano B, come segno della determinazione nel voler raggiungere un obiettivo di rinascita.

Queste associazioni hanno così ipotizzato è messo nero su bianco un frazionamento del patrimonio immobiliare termale, per tentare di rimetterlo subito a regime senza perdita di ulteriore tempo.

Alla conferenza stampa erano anche presente il consigliere comunale Raimondo Brucculeri, che è Presidente della Commissione consiliare Attività Produttive, e in qualità di spettatori interessati al tema il Coordinatore del Patrimonio Civico Patrimonio Termale Franco Zammuto e Pietro Mistretta di L’Altra Sciacca.

Il Dott. Ambrosetti, che ha lavorato sul Business Plan progettuale del PIANO B, ne ha illustrato i dettagli. Il presupposto del progetto è la necessità di fare smuovere l’esistente imprenditoria locale, per molti aspetti molto dinamica, a suo dire.

Sono state quindi elencate quelle strutture per le quali di ritiene che potrebbero essere ripristinate a breve senza l’utilizzo dell’acqua termale, perché secondo la normativa italiana l’autorizzazione all’utilizzo dell’acqua termale presuppone tempi dilatati di circa 2 anni, procedure lunghe e lenta burocrazia per avere parere positivo del Consiglio superiore della Sanità e di conseguenza le autorizzazioni sanitarie.

L’ex dirigente, ha riferito che le piscine all’interno del Parco delle Terme e quelle dei Molinelli potrebbero tranquillamente riaprire dopo una necessaria ristrutturazione con le seguenti modalità: per i primi 3 anni con una normalissima acqua potabile, ma con il vincolo imposto a chi ne avesse la gestione del passaggio alle acque termali.

In definitiva, qualunque imprenditore privato che andasse ad assumere la gestione del singolo bene (per 18 anni) con bando pubblico ne dovrebbe sostenere i costi indispensabili di iniziale ristrutturazione straordinaria e avrebbe tre anni di franchigia sul pagamento dei canoni, che comincerebbero a decorrere dal quarto anno con una quantificazione annua sostenibile e comunque rapportata alla preventivata spesa di rifunzionalizzazione: nell’arco di questi tre anni l’imprenditore dovrebbe dotarsi sia della concessione mineraria che dell’autorizzazione sanitaria.

Di pari passo con queste aperture andrebbero la pizzeria dei Mulinelli, il bar della piscina coperta del parco termale, il bar del giardino delle terme, lo stabilimento antiche terme che potrebbe essere adibito a centro benessere, il Grande hotel delle Terme e le Stufe di San Calogero.

I promotori del Piano B sono consapevoli che probabilmente i valori dei canoni potrebbero essere stimati superiori, ma al momento l’interesse della città è ripartire per salvaguardare i beni da ulteriore degrado e favorire l’occupazione grazie a queste risorse strategiche.

Le associazioni proponenti hanno sottolineato che si tratta di una bozza di piano migliorabile da parte di tutte le componenti che si dichiarassero disponibili a percorrere questa strada, arricchendola e perfezionandola.

Ecco nel dettaglio la quantificazione, si tratta di 6 bandi per 8 patrimoni immobiliari:

Questo Piano non contempla il Grande Albergo di San Calogero e soprattutto lo Stabilimento Termale, per il quale le associazioni prospettano una esclusiva destinazione sanitaria, diagnostica e terapeutica, da far gestire ad imprese sanitarie private accreditate presso con il Servizio Sanitario Nazionale.

Questo piano B, che i proponenti vogliono presentate alla Regione, sicuramente riaprirà il dibattito con coloro che sono contrari al frazionamento dei beni termali per varie ragioni.

Una visione più chiara e definita richiederebbe poi lo Stabilimento Termale, vera essenza della città.

Il merito della riscoperta delle proprietà curative delle acque termali di Sciacca va al medico e politico saccense Giuseppe Licata che nel 1881 scrisse il prezioso libro “Sciacca e le Terme Selinuntine”. Egli ci ricorda come noi saccensi abbiamo il “privilegio di possedere simultaneamente il bagno marino, la stufa e molte acque differentemente mineralizzate”.

Secondo il gruppo DNA“Il 𝗯𝗮𝗰𝗶𝗻𝗼 𝗶𝗱𝗿𝗼𝘁𝗲𝗿𝗺𝗮𝗹𝗲 non può continuare ad essere (non) gestito dall’ufficio speciale per le liquidazioni, dopo il nodo gordiano del tanto discusso Ente Minerario. Serve un riassetto della materia, e continueremo a chiederlo”.

Il progetto presentato ieri ha una visione a breve e medio termine e necessita del coinvolgimento della città, a cominciare da tutte le Istituzioni, le associazioni civiche e i cittadini.

Oggi, dopo quasi 100 anni, il popolo saccense è chiamato a proteggere con le unghie e con i denti, quello che di più prezioso ha, ovvero le sue Terme. Allora l’impegno della cittadinanza facilitò l’acquisto delle obbligazioni per la costruzione dello stabilimento di bagni termo-minerali e delle stufe a Sciacca, con la regia dell’amministrazione comunale diretta da Domenico D’Agostino.

Oggi, come allora, ci sarebbe bisogno di una partecipazione civica corale, di un grido popolare che non abbia nessuna bandiera politica, perché Sciacca vuole le sue Terme, non può rinunciarvi. Non ci può essere progresso e sviluppo senza le Terme. Il coinvolgimento e l’action plan deve essere di tutti, nessuno escluso!

Queste le interviste raccolte da Tony Russo per ServireSciacca alla fine della conferenza stampa.

https://fb.watch/iVLGuvwMtp/

FILENA RIZZUTO

Di FILENA RIZZUTO

Sono esperta in comunicazione internazionale e mi occupo di ospitalità di lusso.In questi anni ho capito che in vacanza la vera ricchezza è scoprire le cose semplici e genuine del paese in cui si è ospiti. Per questo adoro condividere le tradizioni, la bellezza e il buon cibo e racconto piccole storie che fanno grande la nostra storia, provando a stuzzicare il piacere della scoperta di Sciacca e delle "cose" di Sicilia.

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