Ho indossato il mio cappellino colorato e sono uscito di casa. Sono andato in giro per Sciacca, non in luoghi affollati, con tanta voglia di disperdere pensieri e di farmi travolgere da ondate silenzio senza il vestito buono delle feste.

Passeggiando, lentamente, la mia testa ha cominciato a canticchiare un vecchio brano di Franco Battiato: “Segnali di vita nei cortili e nelle case all’imbrunire”. E a quell’imbrunire mi sono bloccato, accecato dalla luce, dalle ombre decise del sole, dall’azzurro mare che come in un quadro mi si presentava entrando e uscendo da vicoli, da scalinate, in salita e in discesa, incontrando donne che parlavano dai balconi, uomini appesi a delle scale a far lavori, bambini a rincorrersi e a fare voci, amici con i quali mi sono fermato, nel quartiere di San Michele, e con i quali ho interrotto il mio voto di silenzio.

“Dai che ti offro qualcosa al bar”
“Ho già preso un caffè, grazie”.
“Ti prendi qualsiasi altra cosa. Un Sambuchino?”
“Vada per il Sambuchino, non sai da quanto tempo non lo bevo”.

Il torrente della mia camminata silenziosa si è quindi fermato nell’affollata Piazza Scandaliato, ma me ne sono stato in disparte, appoggiato con i gomiti sulla ringhiera, a prendere pieno i raggi di un sole fuori stagione, forse malato, ad abbronzarmi con i suoi accecanti riflessi a mare, e a scrivere della mia esperienza di vita come mi capita sempre più spesso in questa fetta del mio esistere.

Amichevolmente tratto dal Blog di Raimondo Moncada

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