L'intervista che l'esponente politico riberese Nenè Mangiacavallo ha rilasciato a Massimo D'Antoni, nel corso di un interessante "Speciale" di RMK, suggerisce sicuramente alcuni spunti di riflessione in merito alla controversa questione delle problematiche connesse ai due presidi ospedalieri del distretto territoriale di Sciacca, quelli di Sciacca e Ribera, formalmente riuniti dal 2019 in un'unica entità amministrativa sotto il nome di "Ospedali Riuniti di Sciacca e Ribera".
Come noto, la comunità riberese sta portando avanti, con ammirabile determinazione, un'azione  tesa a far riconoscere al presidio ospedaliero riberese del Fratelli Parlapiano la qualifica ospedale di di zona disagiata e con essa, in primis, la riapertura del Pronto Soccorso-
Sul punto, le argomentazioni espresse da Mangiacavallo non passano certo inosservate, anche per il rispettabilissimo curriculum  politico dell'ex parlamentare e  medico riberese: sottosegretario di stato per la sanità e per i lavori pubblici, commissario regionale della LILT, commissario dell'ospedale San Raffaele di Cefalù.

L'aspetto più rilevante dell'intervista ci è sembrato il seguente: secondo Nenè Mangiacavallo anche la riqualificazione dell'ospedale di Ribera come presidio ospedaliero di zona disagiata potrebbe ritenersi financo riduttivo, dovendosi invece a suo parere puntare ad ottenere il riconoscimento come "ospedale sede di Pronto Soccorso", sulla base di argomentazioni e considerazioni che avevano come riferimento gli articoli 2 e 9 dell'allegato al D.M. 70/2015 (standard generali di qualità per l'assistenza ospedaliera). 
 
Senza voler entrare nei contenuti specifici dell'intervista, ci è sembrato opportuno andarci a rileggere la normativa citata dall'ex parlamentare riberese, perché la questione ospedaliera del distretto territoriale di Sciacca è sicuramente così complessa che il primo elemento di chiarezza deve necessariamente arrivare proprio da una corretta conoscenza della realtà normativa in vigore, altrimenti si corre il rischio che la verità sembri sempre quella dell'ultimo che parla sull'argomento e dice la sua. 
ServireSciacca ha la perfetta consapevolezza del rischio assai concreto di annoiare o di perdere il lettore con argomentazioni purtroppo tecniche e anche lunghe, ma un giornale civico per svolgere la propria funzione deve necessariamente affrontare il rischio di un articolo un pò complicato per far capire come stanno davvero le cose, essendo purtroppo complicata e farraginosa la normativa italiana.
Una premessa importante, per valutare ogni aspetto: oggi gli Ospedali Riuniti di Sciacca e Ribera costituiscono insieme, quanto meno sulla carta, un presidio ospedaliero di I Livello sotto il profilo della classificazione della struttura ospedaliera (articolo 2.3) e un ospedale sede D.E.A. di I Livello (Spoke) sotto il profilo della rete ospedaliera dell'emergenza (articolo 9.2.3). Tale classificazione deriva dal fatto essi hanno un bacino di utenza superiore a 150 mila abitanti.
La normativa sanitaria italiana prevede che al gradino inferiore di classificazione delle strutture ospedaliere ci sia il presidio ospedaliero di base, che sarebbe quello dotato di Pronto Soccorso, con un bacino di utenza tra gli 80 mila e i 150 mila abitanti. Avendo Ribera da sola un bacino di utenza, con i comuni dell'interno, di 52 mila abitanti non potrebbe quindi rientrare in alcuno dei tre livelli previsti di classificazione ospedaliera e quindi avere un ospedale autonomo dotato di Pronto Soccorso; tuttavia, o stesso articolo 2.2, con riferimento al limite del bacino di utenza di almeno 80 mila abitanti, aggiunge: salvo quanto previsto  dal  successivo punto 9.2.2.
Occorre quindi scorrere in avanti le pagine del documento normativo e arrivare al capitolo della Rete Ospedaliera dell'emergenza (articolo 9) nella quale sono contemplati 4 livelli di operatività; al punto 9.2.2 troviamo proprio il livello dei "Presidi ospedalieri in zone particolarmente disagiate" per il quale si sta battendo il Comitato Civico Zona Disagiata di Ribera con l'avallo politico (ci sembra...) dell'on.le Carmelo Pace. 
Vediamo allora cosa prevede questo articolo 9.2.2:          
"Le regioni e le provincie autonome di Trento e di Bolzano  possono prevedere  presidi  ospedalieri  di  base  per  zone  particolarmente disagiate, distanti piu'di 90 minuti  dai  centri... spoke  di riferimento (o 60 minuti dai presidi di pronto soccorso), superando i tempi previsti per un servizio di emergenza efficace.... Tali situazioni esistono in  molte  regioni  italiane  per  presidi situati in  aree  considerate  geograficamente  e  meteorologicamente ostili o disagiate, tipicamente in ambiente montano o premontano  con collegamenti di rete viaria complessi e conseguente  dilatazione  dei tempi, oppure in ambiente insulare. Nella definizione di tali aree deve essere tenuto  conto  della presenza o meno di elisoccorso e di elisuperfici dededicate. In tali presidi ospedalieri occorre garantire una  attivita'  di pronto soccorso  con  la  conseguente  disponibilita'  dei  necessari servizi di supporto, attivita' di medicina  interna  e  di  chirurgia generale ridotta. Essi sono strutture a basso volume  di  attivita', con funzioni chirurgiche non prettamente di emergenza e con un numero di casi insufficiente per garantire la sicurezza  delle  prestazioni, il mantenimento delle competenze  professionali  e  gli  investimenti richiesti da una sanita' moderna. Tali strutture devono essere integrate nella rete  ospedaliera  di area disagiata e devono essere dotate indicativamente di:         
- un reparto di 20 posti  letto  di  medicina  generale  con  un proprio organico di medici e infermieri;       
- una chirurgia elettiva ridotta che effettua interventi in  Day surgery o eventualmente  in  Week  Surgery  con  la  possibilita'  di appoggio  nei  letti  di  medicina  (obiettivo  massimo  di  70%   di occupazione  dei  posti  letto  per  avere  disponibilita'  dei  casi imprevisti) per i casi che non possono essere dimessi in giornata; la copertura in pronta disponibilita', per il restante orario, da  parte dell'equipe chirurgica  garantisce  un  supporto  specifico  in  casi risolvibili in loco;       - un pronto soccorso presidiato da un organico  medico  dedicato all'Emergenza-Urgenza, inquadrato nella  disciplina  specifica  cosi' come prevista dal D.M. 30.01.98 (Medicina e Chirurgia  d'Accettazione e d'Urgenza) e, da un punto di vista  organizzativo,  integrata  alla struttura complessa del DEA di riferimento che garantisce il servizio e l'aggiornamento relativo.      E' organizzata in particolare la possibilita' di eseguire indagini radiologiche con trasmissione di immagine collegata in rete al centro hub  o  spoke  piu'  vicino,  indagini  laboratoristiche  in   pronto soccorso. E' predisposto un protocollo che disciplini  i trasporti secondari dall'Ospedale di zona particolarmente disagiata  al  centro spoke o hub. E' prevista la presenza di una  emoteca.  Il personale deve essere assicurato a rotazione dall'ospedale hub o spoke  piu' vicino. 
Una lettura attenta di questo articolo 9.2.2 dovrebbe implicare che Ribera potrebbe rientrarvi se, nel proprio bacino di utenza, ci sono comuni distanti più di 90 minuti dal Pronto Soccorso oggi ubicato a Sciacca.

Ma per l'on.le Nenè Mangiacavallo, come già detto, anche questa eventuale qualifica di presidio ospedaliero in zona particolarmente disagiata sarebbe riduttiva per Ribera. Nell'intervista con D'Antoni, lui ha in realtà spostato l'obiettivo sulla riqualificazione del Fratelli Parlapiano conseguente ad un suo inquadramento nella rete ospedaliera dell'emergenza come "Ospedale sede di Pronto Soccorso", che è un altro dei 4 livelli di operatività previsti dalla normativa dettata dall'art. 9 e precisamente dal punto 9.2.1.
Mangiacavallo non ha citato il 9.2.1, forse consapevole del fatto che l'eccezione prevista per i casi sotto gli 80 mila utenti è riferita solo al  9.2.2, ma ha chiaramente citato il modello dell'ospedale sede di Pronto Soccorso come quello indicato nella relazione da lui elaborata in alternativa al modello previsto per la zona disagiata.
Vediamo quindi cosa prescrive la normativa per questo altro livello di operatività ipotizzata dall'ex sottosegretario alla sanità:     
"E' la struttura organizzativa ospedaliera deputata ad effettuare in emergenza-urgenza stabilizzazione  clinica,  procedure  diagnostiche, trattamenti terapeutici, ricovero oppure trasferimento urgente al DEA di livello superiore di cura, in continuita' di  assistenza,  secondo protocolli concordati per patologia (es. reti assistenziali  ad  alta complessita'). Devono  essere  presenti  le  discipline  di  Medicina interna,  Chirurgia  generale,  Anestesia,  Ortopedia  e  Servizi  di supporto  in  rete  di  guardia  attiva  e/o  in  regime  di   pronta disponibilita' H/24 di Radiologia, Laboratorio,  Emoteca,  coordinati come previsto al capitolo 2. La funzione di pronto soccorso e' prevista per: 
- un bacino di utenza compreso tra 80.000 e 150.000 abitanti       
-  un  tempo  di  percorrenza  maggiore  di  un'ora  dal  centro dell'abitato al DEA di riferimento                                    
- un numero di accessi  annuo  appropriati  superiore  a  20.000 unita'                                                                             Deve  essere  dotato  di  letti  di  Osservazione  Breve  Intensiva (O.B.I.) proporzionali  al  bacino  di  utenza  e  alla  media  degli accessi.    Puo' essere  prevista  la  funzione  di  Pronto   soccorso,   come descritta, in presidi ospedalieri di aree  disagiate  (zone  montane, isole) anche con un numero di abitanti di  riferimento  inferiore  ad 80.000.      
Nelle ultime quattro righe c'è il filo conduttore che di fatto collega le due soluzioni sponsorizzate dai più qualificati esponenti della comunità riberese, con la differenza che l'inquadramento proposto da Mangiacavallo assicurerebbe al Fratelli Parlapiano una struttura organizzativa più completa  rispetto a quella del presidio di zona disagiata e anche meno dipendente dal supporto operativo di quella di Sciacca o di Agrigento.
Dopo questo excursus normativo ognuno è libero di farsi l'opinione che ritiene più corretta, tuttavia su una base di verità e di conoscenza più definita, sull'intricato rapporto tra gli ospedali di Sciacca e Ribera. 
Ciò che non si riesce a comprendere è perché, su questa questione vitale e del tutto ospedaliera del rapporto tra Sciacca e Ribera, a Sciacca si prediliga il silenzio. Non ci risulta che nessuno, a parte ServireSciacca, abbia innalzato la propria voce per porre all'intera comunità distrettuale il seguente interrogativo al fine di attivare un confronto serio, approfondito e responsabile tra i diversi punti di vista, le diverse esigenze e prospettive:                    considerato che una eventuale riqualificazione del Fratelli Parlapiano di Ribera, attraverso una delle due alternative indicate dagli esponenti della comunità riberese, farebbe venir meno il presupposto dimensionale (bacino con più di 150 mila abitanti) che ha fatto diventare i riuniti Sciacca - Ribera un unico presidio ospedaliero di I Livello, è sanitariamente consigliabile non solo per Sciacca e Ribera, ma per l'intero distretto, correre il rischio normativo di un sostanziale declassamento ospedaliero, con la perdita dell'attuale classificazione di I Livello (articolo 2.3) e sede D.E.A. di I Livello (Spoke) sotto il profilo della rete ospedaliera dell'emergenza (articolo 9.2.3)?  

Noi di ServireSciacca continueremo a chiederlo, attendendo che si riesca a confrontarsi serenamente e in sinergia sull’argomento.

Un pensiero su “L’INTERVISTA DI NENE’ MANGIACAVALLO SULL’OSPEDALE E QUANTO SIA IMPORTANTE PER IL CITTADINO CONOSCERE BENE CIO’ DI CUI SI STA PARLANDO”

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