ServireSciacca ritiene giusto e doveroso dare spazio alle dichiarazioni dei concittadini che decidono di esprimere pubblicamente le motivazioni della propria candidatura a consigliere comunale per le prossime elezioni amministrative.

Iniziamo con Giuseppe Catanzaro, che ci ha fatto pervenire la seguente dichiarazione per la sua discesa in campo elettorale:

“Ho deciso di candidarmi al consiglio comunale per le elezioni del 2022. Mi sta a cuore, in poche righe, condividere i motivi politici e personali che stanno alla base di questa scelta ponderata e assunta.

Dalla campagna elettorale del 2017 son passati ormai cinque lunghi anni. Un dato era emerso forte, con chiarezza, al primo turno: il 44% dei cittadini votanti non diede fiducia né al centrodestra e nemmeno al centrosinistra, poi vincente.

Fu una sorpresa perché fu spontaneo, naturalmente locale e di opinione, per una buona parte, oltre i pronostici di chi dava per scontato che, alle comunali, il voto di opinione, il voto libero, non esistesse.

Nel mio piccolo, di quella campagna elettorale ho dei ricordi, dei dati molto chiari: l’elettorato di opinione fu per davvero un elettorato che si fece un’idea chiara, ponderata e figlia di una profonda valutazione. Fu una vera campagna elettorale. I comizi di chiusura furono davvero dei comizi per convincere gli indecisi a votare il progetto più meritevole di fiducia e consenso.

Ebbi la fortuna di poter partecipare di persona a quella campagna elettorale, a quel comizio, interpretando quella occasione senza risparmiarmi, nonostante non fossi nemmeno tra i candidati.

Ne custodisco ancora oggi un ricordo eccezionale, sia degli aspetti positivi che di quelli negativi. Degli aspetti più intimi, non mi è mai interessato parlare ma oggi parlarne è importante, prima di procedere oltre.

I mesi successivi a quella campagna elettorale furono infatti mesi difficili per me, mesi pesanti, in parte anche mesi di solitudine, per una serata finale passata inosservata a tanti ma non a tutti. Fu certamente un’esperienza di libertà di parola, di partecipazione, di pensiero, una serata che forse qualcuno tende comodamente a dimenticare, ad archiviare, un passaggio verso il futuro di una città che sentivamo essere giunta ad uno dei momenti più decisivi per il suo sviluppo.

Quella piazza piena di gente condivise con noi delle posizioni: indimenticabile l’entusiasmo dei presenti, compresi gli amici del Movimento che avrebbero chiuso la serata dopo di noi. Credo sia stato uno dei momenti più alti di partecipazione democratica di quella campagna elettorale, vissuta con entusiasmo e tenacia.

Qualcuno direbbe che di ricordi e narrazioni non si vive, tantomeno in politica.

Ma è partendo da quei ricordi e da quei dati elettorali che, oggi, mi viene spontaneo vedere il futuro prossimo e la prossima campagna elettorale come il momento attraverso cui dare un senso a quel che si fece cinque anni fa. Che senso avrebbe aver partecipato a tal punto per poi vivere l’oggi come il tempo del disimpegno? Nessun senso, alcun senso.

Gli ultimi cinque anni, le condizioni disastrose della città non sono una scusa per far passi indietro, non possono essere un alibi, anzi, devono essere il motivo in più per rinnovare quella voglia di partecipazione che pochi anni fa segnò uno spartiacque netto tra coloro i quali scelsero di continuare a votare in un certo modo e coloro i quali, invece, scelsero di andare oltre.

Sorge, oggi, a riguardo, una criticità, secondo me, fondamentale: tutti quegli elettori che diedero fiducia vanno nuovamente convinti, daccapo, da zero.

Costruire una proposta politica capace di riunire almeno quel 44% di votanti, percentuale sufficiente per vincere al primo turno è, dal mio punto di vista, quel che va fatto.

È esattamente questo il primo dei motivi per cui ho scelto di candidarmi: dare una mano, se può servire, in questa precisa direzione, a costruire e comporre questa proposta, in primis candidandomi.

Farlo con gli stessi interpreti e le stesse forze civiche e politiche che cinque anni fa raggiunsero, sommate, quella percentuale, credo sia difficile, più che altro perché di tempo ne è passato abbastanza e politicamente tante cose son cambiate, anche a livello nazionale e tante, invece, non cambieranno forse mai.

Sarà possibile farlo se si riuscirà a riunire, attorno ad una coalizione di idee, tutte quelle persone che avevano maturato una speranza e che attendono, oggi, di poter sostenere un progetto che sia capace di vincere per migliorare le cose, nettamente diverso dal progetto che attualmente guida la città (per ragioni che non serve elencare).

Fughe in avanti, personalismi azzardati o qualsivoglia tatticismi sono gli ultimi elementi utili a realizzare quest’idea.

Non una somma di liste fine a stessa ma una somma di persone capaci di rompere certi schemi attraverso la propria conoscenza dei temi, dei contesti, attraverso le proprie esperienze da mettere a disposizione di un ciclo politico ed amministrativo aperto, lontano anni luce da rimpasti figli di maggioranze ballerine. Persone rappresentative e leali, generose e abituate a lavorare in gruppo.

Un progetto politico che sia credibile almeno per quel 44% di elettori che scelse di non sostenere i due poli classici, che parli anche agli elettori che si pentirono delle scelte compiute, al primo ed al secondo turno, cinque anni fa e che altrimenti, voterebbero, nuovamente, quelle liste o coalizioni sostenute dieci anni fa. Un lavoro duro e complicato ma necessario.

Il secondo motivo che sta alla base di questa scelta sta nel fatto che non lo farò da solo: amici ed amiche che negli anni hanno condiviso insieme a me esperienze di rappresentanza civica, fuori dal Consiglio, stanno assumendo scelte simili. Questo è forse l’elemento più notevole, più entusiasmante, alla base della mia scelta: essere accompagnato da persone che reputo anche più capaci di me, da persone di cui provo stima per le loro competenze e qualità umane e professionali.

Ultimo, ma non ultimo, ci sta un terzo motivo: sono incazzato. Sono incazzato, senza retorica, ma per davvero. Lo sono perché credo che vivere a Sciacca debba tornare ad essere un privilegio e non un problema. Sono incazzato perché molti amici probabilmente non torneranno più a vivere qui. Sono incazzato perché la tristezza e l’impossibilità di immaginare un futuro stabile qui mi fanno star male. Sono incazzato perché è diventato troppo complicato decidere di rimanere a vivere nel posto in cui nasci e non è giusto, non può diventare cosa normale, affatto. Chi vive a Sciacca è costretto ad accontentarsi di quel che passa il convento: questa non può diventare la regola e se a livello di amministrazione locale qualcosa si può fare quel qualcosa va decisamente provato a farlo.

Sono queste le ragioni per le quali da oggi inizia la mia personale avventura verso le prossime amministrative. Consapevole di essere una piccola, piccolissima parte di un necessario percorso nuovo, nutro la speranza di poter essere utile per una comunità che uscirà fuori da questo pantano solo ed esclusivamente se ne avrà realmente la volontà. Il tempo degli alibi penso sia finito.

Se a qualcosa possiamo essere utili, oggi è il tempo di mettersi a disposizione, con umiltà”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *