di Virginia Di Leo per il settimanale I VESPRI

La Regione Siciliana, su iniziativa del Presidente Renato Schifani che continua a mantenere stretto riserbo sull’intera faccenda, ha istituito una commissione interdipartimentale in materia di termalismo pubblico.

Vi parteciperanno dirigenti, o loro delegati, dei vari Dipartimenti che, in base alle leggi e ai provvedimenti vigenti, hanno competenze sulle Terme di Sciacca e di Acireale: Economia, Sanità, Turismo, Energia e via discorrendo.

Si sta lavorando per fare il punto della situazione, partendo da alcuni documenti già disponibili ed altri alla cui redazione sono impegnati i tecnici. Nel frattempo, il Distretto minerario di Palermo pare che sia impegnato in una possibile revisione della legge sui giacimenti idrotermali, ma non si sa ancora se terrà conto o meno del disegno di legge che in materia era già stato esitato all’unanimità dalla IV Commissione nella precedente legislatura e che poi si arenò in aula.

Di recente il Governatore dell’isola, qualche giorno prima della grande mobilitazione del 6 marzo a Sciacca con oltre 10.000 persone scese in piazza, aveva preso pubblicamente l’impegno di voler accelerare le liquidazioni delle due partecipate regionali, le Terme di Sciacca SpA e le Terme di Acireale SpA. Le quali nel frattempo continuano ad accumulare perdite di esercizio: in base agli ultimi bilanci depositati (al 31 dicembre 2022) sono oltre 300.000 euro per Acireale e più di mezzo milione di euro per Sciacca. Ancora risorse pubbliche che si bruciano, mentre le liquidazioni vanno avanti dal 2010.

Entro la fine dell’anno, così si è pronunciato l’on. Schifani, la Regione dovrebbe chiudere le due liquidazioni, attingendo ad un tesoretto di 4,3 milioni di euro accantonato nell’ultima finanziaria regionale. A quel punto si deciderà cosa fare.

Mentre a Palermo consulenti, dirigenti e tecnici cercano di dipanare il bandolo della matassa, poiché a valere sul Fondo di Coesione e Sviluppo potrebbero essere impegnati altri cento milioni di euro, così ha detto Schifani dopo la manifestazione di Sciacca, al fine di ristrutturare integralmente gli stabilimenti termali e i relativi compendi immobiliari, nelle due cittadine non si capisce bene cosa fare.

Accomunate dalla medesima mala sorte di essere un tempo due importanti città termali del Sud, e oggi alle prese con un ospite poco gradito in casa, ovvero la Regione Siciliana proprietaria degli stabilimenti, che dal 2010 ha decretato per legge la liquidazione delle due società di gestione fino alla cessazione delle attività termali, Sciacca ed Acireale attendono. Un po’ per prudenza istituzionale, un po’ per convenienza politica.

La prudenza serve sempre, specie quando dalla Regione Siciliana fino ad ora sono arrivati soltanto comunicati stampa e non invece atti istituzionali che formalmente coinvolgano le due amministrazioni comunali, ad esempio nelle consultazioni relative alle future scelte di gestione degli stabilimenti. Non si capisce perché la Regione reiteri un comportamento già assunto nel precedente governo Musumeci, ovvero non coinvolgere ufficialmente le due città nei tavoli tecnici, senza mai averle informato sugli esiti di studi e di indagini svolti in collaborazione con Università e altri centri di ricerca.

La convenienza invece è associata direttamente al filo politico che lega i due sindaci ai loro principali referenti parlamentari, ciascuno dei quali non intende fare regali politici all’altra parte. Anche se, durante il weekend, i due primi cittadini si sono incontrati informalmente, ma senza seguire alcun protocollo istituzionale.

A Sciacca il sindaco Fabio Termine è vicino a Michele Catanzaro, deputato PD, che si è più volte espresso criticamente contro le posizioni assunte dal governo di centro destra Schifani e dal precedente Musumeci, rei – secondo il parlamentare regionale piddino – di aver solo generato promesse e non fatti.

Ad Acireale il sindaco Roberto Barbagallo è vicino a Nicola D’Agostino, adesso deputato forzista, in ottimi rapporti personali col presidente Schifani, che lo ha sempre tranquillizzato che ogni cosa presto tornerà al suo posto anche in territorio acese. Dunque, sollevare polveroni non servirebbe a nessuno.

Sabato pomeriggio, ad esempio, in occasione di un incontro pubblico in cui il sindaco Barbagallo è stato invitato a Sciacca per parlare di Carnevale, il suo collega primo cittadino saccense Fabio Termine e l’intera giunta non si sono presentati. Regola numero uno, evitare di parlare in pubblico di Terme. Tuttavia, poi, nel corso del weekend un incontro fra i due sindaci si è svolto, ma in modo informale.

A prescindere dai tatticismi politici dei due primi cittadini, le due comunità locali di Sciacca e di Acireale rimangono, fino a prova contraria, i principali portatori di interesse di tutta la faccenda.  Sono troppo importanti per restare tagliati fuori da ogni interlocuzione con la Regione Siciliana, anche ove fossero solo periodicamente informate e consultate. Cosa che finora non è avvenuta.

A Sciacca, grazie all’azione incisiva del comitato civico patrimonio termale, che negli ultimi anni ha interessato della questione anche gli studenti delle scuole cittadine, circa diecimila persone sono scese in piazza il 6 marzo per far sentire forte il loro grido di dolore. Persino i network televisivi nazionali si sono occupati della vicenda. Il comitato ha già formalizzato diverse proposte, ma cerca un interlocutore istituzionale a cui veicolarle.

Ad Acireale, che fu pioniera nel 2011 con l’istituzione di un forum permanente sulle Terme a cura dei club service, l’attenzione sul tema è invece scemata da tempo. Non si fa più nulla. Di tanto in tanto qualche professionista, animato ancora da uno scatto di orgoglio e da intramontabile e romantico senso civico, prova a tenere accesi i fari sulla vicenda, ma fondamentalmente l’intera società civile è assente, a differenza invece della più vivace cittadina saccense.

Forse, sarebbe il caso che, sia a Sciacca che ad Acireale, indipendentemente dagli incontri informali tra i due Sindaci, i rispettivi Consigli Comunali votassero all’unanimità una mozione, come fece il civico consesso di Acireale tanti anni fa, per impegnare le loro amministrazioni cittadine, la Regione Siciliana e tutte le altre istituzioni coinvolte a riferire periodicamente, in modo istituzionale e non con i post sui social, su ogni fase del travagliato percorso che dovrebbe portare a far ripartire le Terme.

È forse il caso, insomma, di riprendere i vecchi e mai tramontati protocolli istituzionali che stabiliscono che delle principali vicende cittadini siano informati innanzitutto i Consigli comunali, quelli che rappresentano tutta la città e non soltanto la parte politica maggioritaria che la governa pro tempore.   

VIRGINIA DI LEO (I VESPRI)

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