Evidentemente non c’è limite alla faccia tosta di certi personaggi politici, assurti alla carica di ministri della Repubblica. Leggete cosa ha dichiarato ieri l’attuale ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare Nello Musumeci, ex Presidente della Regione siciliana, in contemporanea con la manifestazione civica di mobilitazione popolare promossa da quel Comitato Civico Patrimonio Termale che lo stesso Musumeci si rifiutò sempre di incontrare e ricevere nel corso del Suo mandato presidenziale:

“Condivido le ragioni che hanno portato i cittadini di Sciacca alla odierna manifestazione. Le Terme possono costituire un importante motore di traino per il turismo locale. È a tutti noto come il mio governo regionale si sia adoperato, dopo la sciagurata decisione di Crocetta di chiudere gli impianti, nella ricerca di un imprenditore: due bandi pubblicati, tutti e due andati deserti. Abbiamo anche avviato a Roma, speranzosi, un confronto sia con l’Inail che con Cassa depositi e prestiti, ma anche questi tentativi sono risultati vani. Inutile dire che il governo Meloni, per quanto di sua competenza, rimane disponibile a sostenere ogni concreta iniziativa che possa restituire lo storico impianto termale saccense alla sua secolare funzione”.

“Io ci metto la faccia” è stato uno degli slogan adottati dal Comitato Civico per la bellissima giornata di ieri, che rimarrà sempre nella storia di Sciacca come una grande testimonianza di cittadinanza attiva, ed evidentemente anche l’ex presidente della Regione ci ha voluto mettere a modo suo la faccia dopo aver avuto notizia dell’enorme seguito popolare che la mobilitazione stava facendo registrare. Ma non poteva che farlo in modo spudoratamente contraddittorio, per chi conosce la realtà delle cose.

Le ragioni che adesso Musumeci dice di condividere sono le stesse identiche ragioni contenute nei documenti, nelle richieste di incontro, negli inviti a venire a Sciacca che il Comitato Civico Patrimonio Termale gli inviò senza ricevere mai una risposta, sono le stesse identiche ragioni che ispirarono la dichiarazione della sindaca Francesca Valenti e che lo fecero andare letteralmente su tutte le furie…

Nei cinque anni del Suo mandato presidenziale Nello Musumeci non prese mai in mano la questione termale di Sciacca, delegandola al suo fido assessore Armao, con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti.

Solo sul finire del Suo mandato, quando ancora pensava di ricandidarsi e temendo che la questione termale siciliana potesse diventare un Suo tallone d’Achille, ritenne di far stanziare 1,5 milioni e mezzo di euro a favore di Sciacca e altrettanti a favore di Acireale, destinandoli a quella che Lui definì una toilettatura degli immobili ormai sulla via del degrado…; decise inoltre di commissionare, mettendo in piedi una sorta di specchietto per le allodole, ad una persona significativa come il prof. Tosarii Faraci dell’Universita’ di Catania l’incarico di preparare un “Piano industriale per il recupero dei complessi termali di Sciacca e Acireale”.

La relazione predisposta dal prof. Faraci, contenente indicazioni molto importanti per una serie di attività da mettersi in atto da parte del governo regionale, venne recepita come allegato di una delle ultime delibere del suo stesso governo Musumeci, la nr. 149/2022, ma nessuno nell’attuale governo Schifani ne conosce neanche l’esistenza.

Del finanziamento di 1 milione e mezzo di euro, che secondo il Comune di Sciacca doveva destinarsi alla riqualificazione della piscina sulfurea del parco termale, si sono perse le tracce così come del relativo progetto.

E per finire, anche la questione della Cassa Depositi e Prestiti a cui Musumeci fa riferimento costituisce un falso: fu l’amministrazione comunale di Sciacca ad accorgersi del bando indetto da CDP e fu l’assessore comunale Fisco a preparare tutti i documenti per parteciparvi, acquisendo in extremis la firma del governo regionale che ormai aveva smobilitato, essendo la vigilia delle elezioni amministrative regionali.

Il Comitato Civico Patrimonio Termale ha detto ieri di voler solo guardare al futuro e non più al passato, per un nuovo patto da stringersi tra società civile e buona politica, ma una libera stampa deve anche far riflettere sulle falsità e sulla doppia faccia di quelli che furono gli attori principali di una cattiva politica, per trarne i dovuti insegnamenti ed accogliere questi tentativi di nuova riabilitazione con la dovuta prudenza.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *