Ieri sera, per celebrare l’Epifania, due eventi hanno raccolto in due sedi diverse gli appassionati frequentatori della elettrizzante( si fa per dire) vita mondana di Sciacca: Il concerto dei “Sei Ottavi” nella basilica della Madonna del Soccorso e l’esibizione di Massimo De Maria al Circolo di Cultura.

Lodevoli iniziative promosse da sodalizi che, per tutto l’anno, si sono impegnati a programmare eventi che avessero una continuità e un certo spessore per un pubblico affamato di spettacoli. Senza voler fare inutili piagnistei o sterili rimpianti, osservavo tra il pubblico il mio amico avvocato Giovanni Vaccaro, che, in piedi, anche lui davanti all’acquasantiera, per qualche minuto, all’interno delle Chiesa Madre, assisteva allo spettacolo. Non ho potuto evitare di pensare al Teatro Samonà, a quando il Rotary, con Vaccaro Presidente, si è impegnato per la sua apertura al pubblico, a quei pochi, bellissimi spettacoli che, sì, sapevano di grande festa. Ovvero ai concerti di Natale organizzati nell’Auditorium dell’Ex Convento di San Francesco, con le Orchestre del Teatro Massimo , con l’Orchestra Sinfonica Siciliana, quando ci sembrava di essere la degna propaggine dei grandi concerti di Vienna. Queste non sono parole, sono fatti.

Quegli eventi noi li abbiamo vissuti ed eravamo orgogliosi della nostra città, dove gli spazi per gli spettacoli erano degni di ospitare stelle di prima grandezza della musica e del teatro.

Oggi sono i Circoli e i luoghi sacri gli unici che possono ospitare spettacoli. Le nostre chiese, il Collegio, la Madrice, il Carmine, San Michele, le Giummare ospitano le esibizioni natalizie delle scuole. Il Circolo Garibaldi e il Circolo di Cultura aprono alla presentazione di libri, recital teatrali e rassegne musicali. Come Le Grotte del Caricatore. Come i circoli nautici. Senza questi spazi e l’impegno dei privati, ben poco ci sarebbe da ricordare e da “coltivare” in una cittadina che non ha più orgoglio.

Una città troppo normale al limite del più totale oblìo.

p.s.

A margine di questo articolo riceviamo e pubblichiamo un commento di Maricetta Venezia

“Un evento di beneficenza che ha permesso alla Casa del Volontariato di amministrarsi per sei anni ! Non possiamo che ricordare con nostalgia e con tanta tristezza nello stesso tempo quante occasioni mancate la nostra cittadina ha dovuto subire in questi ultimi sei anni!”

3 pensiero su “La calza vuota della befana”
  1. Flavia giuste le tue riflessioni!
    Il Teatro Samona chiuso è una ferita insanabile per questa città. Io ricordo ancora i volti radiosi della gente quando elegante e con lo sguardo fiero era seduta nelle poltrone di velluto rosso del Teatro. Ma la fruizione di quel meraviglioso tempio dell arte è durato poco. Con un pretesto lo hanno chiuso e tale rimane da anni. Il teatro è cultura. È crescita sociale per contrastare il degrado , la violenza e l abbruttimento dei nostri tempi.

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