Mamma, mamma, guarda cosa mi ha regalato la maestra!” Di ritorno dalla scuola, mia figlia tirava fuori dallo zaino alcune immaginette sacre e me le mostrava orgogliosa. La sua maestra era Mattia Olga Provenzano sposata Galluzzo. Siamo negli anni 80 e la signora maestra era già avanti negli anni, ma proprio per questo, aveva un particolare carisma e un rapporto empatico con le sue piccole alunne. Distinta ed elegante, grande professionista, il suo insegnamento all’antica” ha forgiato intere generazioni.

Mattia Olga Provenzano con il marito

I familiari e gli amici la chiamavano affettuosamente Tiuzza. Era un personaggio amato e rispettato nella comunita di Sciacca, non solo in quella scolastica. La sua religiosità sincera si manifestava, come ho raccontato poco fa, con una devozione che coinvolgeva le sue piccole allieve.

Sicuramente, Tiuzza aveva tanti interessi culturali e se in questo articolo parliamo dei suoi santini è perchè questo aspetto è quello che ci ha incuriosito di più e di cui siamo venuti a conoscenza per esperienza personale. La motivazione che la induceva ad accumulare le rappresentazioni sacre non era certamente da ricondurre alla prospettiva di un ritorno economico per il valore crescente nel tempo delle “rarità”, bensì alla ricerca di elementi, anche estetici, che accrescessero  la sua partecipazione spirituale e l’attenzione verso figure fondamentali della Fede personale. 

Separarsi dai suoi santini per regalarli alle scolarette era segno di grande generosità e affetto nei loro confronti, sicuramente. Alcuni di questi erano molto belli, soprattutto quelli “merlettati”. Alcuni sono , ancora oggi,dei piccoli capolavori, delle miniature di grande rilievo artistico.

Esiste il termine iconofilia con cui oggi si definisce la difesa e la passione per la rappresentazione delle figure dei Santi o della Sacra Famiglia, come pure la raccolta di immaginette e materiale liturgico da parte  di studiosi e collezionisti.  Le più antiche sono addirittura incisioni presenti sulle pagine staccate da breviari settecenteschi, altre, chiamate canivet, risalgono all’epoca in cui il supporto cartaceo veniva intagliato o al quale veniva applicato del pizzo. Seppiate o policrome le altre immaginette sono il risultato delle diverse tecniche di stampa che si sono succedute nel tempo. La figura di Cristo e quella della Madonna appaiono sulle immaginette, gli Angeli i santi e i Beati sui Santini, infatti gli esperti invitano a chiamare così solo le miniature in cui non sono rappresentati Gesù e Maria. 

In un cassetto della scrivania di mia figlia, tra quelli che io chiamo”reperti scolastici” ma che lei custodisce gelosamente, e che costantemente difende dai miei tentativi di fare spazio con l’ammonimento” Mamma, non toccare le mie cose!” un posto d’onore spetta ai santini della maestra Tiuzza, che vuole essere ricordata con tutto il nostro affetto, dopo la sua recente scomparsa. Anche a lei, come a tanti altre figure emblematiche del nostro bel passato, va la nostra riconoscenza.

Ringrazio per la collaborazione Olga Galluzzo

2 pensiero su “I santini della maestra Tiuzza”
  1. Complimenti per l’articolo sicuramente un angolo di ricerca delle nostri radici che sicuramente avrebbe bisogno di cadenza periodica per far conoscere a noi saccenzi piccole storie curiose

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