Alessandro, 16 anni: Marcello era a terra, ho capito che era il cuore

Alessandro Dioni, 16 anni, scout da nove, appena promosso al penultimo anno del liceo classico Petrarca di Arezzo, è stato proclamato “angelo custode”.

«Me lo ha ripetuto più di una volta il signor Marcello, ma io gli ho detto che esagerava, perché io ho fatto soltanto ciò che dovevo fare e niente di più».

E invece Marcello Amadori, 52 anni e un figlio di undici, ha proprio ragione. Perché quel ragazzo per ben tre volte ha sentito il suo cuore fermarsi e per tre volte lo ha fatto ripatire con il massaggio cardiaco e con l’elettricità del defibrillatore. 

«È stato straordinario, ha agito con una freddezza e un’abilità eccezionali per un sedicenne», ha commentato il cardiologo che ha ricoverato e poi operato Marcello inserendogli un pacemaker. Il medico ha infine confessato al paziente redivivo che senza Alessandro non sarebbe sopravvissuto.

Eppure «Ale», a due giorni dal miracolo, continua a raccontare che non si sente affatto un eroe. «Agli scout mi hanno insegnato ad aiutare il prossimo e a scuola ho seguito un corso di pronto soccorso — racconta —. Che cosa dovevo fare? Chiudere gli occhi? Scappare?».

Altro che fuga, venerdì sera alla festa della parrocchia di San Marco, periferia sud di Arezzo, alla quale partecipavano tanti bambini e genitori, è stato strepitoso. Ha visto Marcello stramazzare a terra, la gente che urlava, il figlio dell’uomo che piangeva, ed è corso senza esitare un attimo.

«Ho detto a tutti di stare calmi, ho chiesto a un amico scout di portare via i bambini — ricorda —. E poi ho iniziato un primo massaggio cardiaco. Respirava a fatica e ho capito che il suo cuore si stava fermando. Ho chiesto se c’era un defibrillatore e qualcuno mi ha detto che era a pochi metri di distanza. Ho urlato a un’altra persona di continuare il massaggio cardiaco e sono corso a prenderlo. Ho collegato i cavi, ho seguito le istruzioni e poi…».

E poi il cuore si ferma. Parte la prima scossa. Ma non basta. Allora, mentre sul posto sta arrivando un’ambulanza del 118, Alessandro preme ancora, una seconda volta, e una terza ancora. Una decisione fondamentale che consente ai soccorritori professionali appena arrivati di far ripartire il cuore di Marcello.

Alessandro ricorda di essersi sentito un automa: «Non avevo emozioni, stranamente. Poi ho iniziato a stare male quando ho visto partire l’ambulanza. Temevo di aver sbagliato qualcosa, avevo paura che quel signore non ce l’avesse fatta per colpa mia. Non ho dormito tutta la notte. La mattina invece mi è arrivato un messaggio “Marcello è vivo, lo hai salvato tu” e allora mi sono messo a piangere come un bambino».

Adesso si parla di medaglie e feste in onore di questo ragazzino super. I presidenti del Comitato nazionale dell’Agesci (l’associazione degli scout cattolici), Roberta Vincini e Francesco Scoppola, hanno detto di essere orgogliosi del 16enne: «È stato competente per essere utile, un esempio di vero scoutismo». 

Alessandro arrossisce. E intanto annuncia che dopo il liceo vuole diventare un paracadutista-alpino. Insomma, volerà alto. Proprio come un angelo custode.

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