Merita un’approfondita riflessione la lettera aperta che, a firma dell’Avv. Ignazio Cucchiara, il Comitato Civico Sanita’ ha inviato ai tre candidati a sindaco di Sciacca (consegnata unitamente al manifesto programmatico della Casa del Volontariato), lettera contenente una premessa e cinque allarmanti considerazioni che si concludono con altrettanti interrogativi (in grassetto), a cui Matteo Mangiacavallo, Ignazio Messina e Fabio Termine farebbero bene a rispondere in modo pubblico prima del 12 giugno. ServireSciacca è ovviamente disponibile ad ospitare le loro risposte.

La lettera aperta sullo stato della Sanita’ argomenta e interroga i candidati alla carica di primo cittadino come segue:

1. La premessa prende spunto dall’affermazione che “la salute ha bisogno di buona sanità, che non può prescindere da professionisti colti e motivati, dotati di tecnologie adeguate e sottratti alle logiche mercantili di una politica che spesso è sembrata interessata più a creare sudditanze e complicità che a promuovere l’utilizzazione ottimale delle competenze esistenti. Avere ottenuto il riconoscimento dell’Ospedale di Sciacca come DEA di I° livello per ridurlo a fornitore di personale a richiesta in questo o quell’altro ospedale dell’ASP, rinviando sine die gli adeguamenti di personale e gestionali per garantire un funzionamento regolare e coerente con il ruolo strategico che gli è stato attribuito, rischia di farlo diventare una cattedrale nel deserto che produce sempre meno prestazioni e sempre meno salute”.

2. Nella seconda considerazione si fa rifermentò a “Reparti da anni ridotti a poco più che ambulatori (Urologia, Ortopedia…) , con carenze spaventose di personale infermieristico e di assistenza alla persona; scandalosa inerzia nella selezione di figure apicali dotate, oltre che della ovvia competenza, anche della necessaria autonomia gestionale; per non parlare della subalternità di fatto rispetto all’altro DEA dell’ASP in seguito all’utilizzo scandaloso del personale utilizzato alla stregua di commessi viaggiatori tra Ribera, Canicattì, Licata e raramente in senso inverso. Inevitabile la fuga dei pazienti bisognosi di prestazioni indifferibili verso gli studi privati o pseudo-convenzionati o verso strutture ospedaliere del nord”.

3. La terza considerazione prende le mosse dal fatto che “il PNRR di recente approvazione mette a disposizione delle regioni risorse cospicue puntando sul potenziamento dell’Assistenza domiciliare/territoriale (Missione 5-6). L’attenzione della peggiore politica sembra essersi finora concentrata su come spendere le risorse per la realizzazione di strutture murarie, con i connessi appalti. Senza una reale volontà di implementare le reti tra le risorse esistenti in funzione di una ricognizione dei bisogni di salute si rischia di trasformare un’occasione storica in in un semplice strumento di spesa. Si dovrebbe partire dai bisogni per ripensare tipologia e organizzazione dei servizi per invertire il processo finora dominante in base al quale è l’offerta che determina la domanda”. Come possono inserirsi i Comuni in un processo del genere?

4. In questo attuale e difficile contesto “ la Casa della Comunità è chiamata a svolgere un ruolo chiave nella ridefinizione dei compiti e nella riorganizzazione delle cure primarie (Primary Health Care), per offrire risposte adeguate a bisogni negati, drammi misconosciuti o posti ai margini delle cronache tranne quando non si trasformino in tragedia. Il pensiero va alle malattie rare e croniche, alle patologie psichiatriche, alle dipendenze, alle disabilità, alle condizioni di vita e al destino degli anziani, alle solitudini ignorate, ai minori etc.Come si possono inserire i Comuni nella riprogettazione delle cure primarie per un utilizzo ottimale delle risorse economiche e di personale (servizi sociali) che mettono a disposizione?

5. “ I sindaci del territorio sono altresì chiamati a realizzare, al di là delle appartenenze, strategie di consultazione regolare (osservatorio, consulta…), reti tra i soggetti realmente interessati (associazioni di famiglie di pazienti con problemi specifici, associazioni di volontariato servizi sociali, etc.) alla creazione di una cultura della comunità, che dovrebbe essere alla base dei distretti, presupposto irrinunciabile per produrre salute piuttosto che prestazioni”. Avete qualche progetto al riguardo?

6. “La Casa della Comunità dovrebbe essere il luogo (non necessariamente fisico) di riferimento per ogni richiesta di aiuto, supporto, consulenza di tutti coloro che si trovano in condizioni di fragilità. Ma anche di risoluzione dei contesti che ostacolano l’accessibilità ai servizi, la fruibilità di diritti costituzionali, le relazioni interistituzionali”. Come possono interagire Comuni e ASP per semplificare e migliorare questi percorsi?

Fin qui il contenuto del documento predisposto dal Comitato Civico Sanita’, al quale tuttavia si ricollega in modo assolutamente strategico anche la richiesta al futuro nuovo sindaco contenuta nel Manifesto programmatico della Casa del Volontariato, laddove Cittadinanzattiva – Tribunale per i diritti del Malato rivendica “L’ESERCIZIO PIENO DEL RUOLO DI AUTORITA’ SANITARIA DA PARTE DEL SINDACO. Nella sua qualità di capofila del Comitato del Distretto di base composto dai sindaci dei 6 Comuni del distretto sanitario di Sciacca, è previsto infatti che il Sindaco eserciti in maniera attiva il diritto/dovere di svolgere le funzioni amministrative di proposta e di verifica sulle attività distrettuali relative alla sanità, in conformità alle direttive della normativa vigente. La conclamata carenza nel nostro distretto di personale sanitario e di strumentistica tecnologica, sia nel contesto ospedaliero che in quello della medicina dei servizi territoriali, richiede direttamente da parte del sindaco un forte impulso all’attività diretta a presidiare costantemente il confronto con i vertici sanitari, provinciali e regionali, al fine di difendere e potenziare l’assistenza sanitaria, che al momento risulta offrire servizi fortemente deficitari”.

Appare quindi palese come la figura del Sindaco non sia ai margini, bensì stia al centro del sistema sanitario locale, in termini di necessaria vigilanza e di intervento laddove le cose prendano una direzione sbagliata. Cosa che nel distretto sanitario di Sciacca sta avvenendo o è già avvenuta, ragion per cui chi tra Mangiacavallo, Messina e Termine diventerà sindaco dovrà immediatamente iniziare a svolgere attivamente questo ruolo di autorità sanitaria del territorio che gli compete in materia.

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