Li “rutti”, le grotte si trovavano sopra la zona cimiteriale. Erano delle caverne naturali , scavate nella roccia calcarea, caratteristica della zona che sale fino a Cutrone. Ci sono ancora.

Durante la seconda guerra mondiale, periodo terribile per la nostra gente, tempi durissimi di paura e fame, molte famiglie di Sciacca e anche la mia, i miei nonni Nino e Concetta con i figli Cecilia, Giuseppina e Leonardo, durante i bombardamenti degli anglo americani, trovarono rifugio in queste grotte. La paglia ricopriva il pavimento su cui accovacciarsi, abbracciati, per dominare la paura e avvertire meno il freddo notturno. Durante il giorno ,la nostra famiglia aveva trovato alloggio presso una casolare messo a disposizione dal cavaliere Ciaccio, grande amico di mio nonno.

Le medicine le forniva qualche benefattore. I miei scambiavano il riso e qualche altra roba da mangiare anche con i vicini e i parenti . Che privazioni! Che miseria! Un giorno, durante uno dei più terribili bombardamenti che colpivano Sciacca a causa della ricerca, da parte degli alleati, del campo di aviazione in contrada Piana, alcune bombe caddero vicinissime alla zona Cutrone.

Mia madre con i suoi fratelli più piccoli era fuori di casa, alla ricerca di verdure. Il rombo dei bombardieri che dal mare si dirigevano verso la Chiana era terribile. Loro lo avvertirono da lontano, come un ronzìo minaccioso che si avvicinava sempre di più. Cominciarono a correre verso le grotte, ma inciampavano nel terreno irto di rocce e cadevano per poi rialzarsi immediatamente. Non avevano scarpe adeguate. Mia madre, (me lo raccontava sempre) aveva dei sandaletti leggeri a cui teneva comunque moltissimo, essendo , nonostante tutto, una bella ragazza da marito. Correvano come pazzi quel terribile giorno che segnò il destino del campo di aviazione della Chiana. I sandaletti si ruppero e mia madre non si fermò a raccoglierli. Scalza , teneva i suoi fratelli per mano, mentre i piedi le sanguinavano. Finalmente arrivarono alla grotta e si buttarono a terra, sfiniti dalla corsa e dalla paura.

Arrivarono gli uomini con la terribile notizia della strage compiuta alla Chiana da quel terribile bombardamento. Tanti morti, soldati, ma anche civili.

Dopo qualche tempo gli alleati sbarcarono in Sicilia, decretando la fine di quel terribile conflitto. E venne il 25 aprile anche per le nostre famiglie. Mio nonno, saggio e acuto, benchè piccolo di statura (lo chiamavano Mastro Antonino lu curtu) impose a tutte le donne della famiglia che da anni portavano il lutto e quindi erano vestite di nero, di procurarsi degli abiti colorati. “Traseru l’americani!””Fazzi chi nni scancianu pi fascisti!” E così, finalmente, grazie al 25 Aprile, molte donne di Sciacca si liberarono dall’incubo della guerra e dalla orribile abitudine di portare il lutto e gli abiti neri per anni e anni.

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