Mentre il candidato Ignazio Messina prosegue a vele spiegate la sua campagna elettorale annunciando per sabato una nuova puntata di SciaccaLab sul turismo, con Sir Rocco Forte e Marcello Mangia ospiti straordinari, mentre Matteo Mangiacavallo ritarda la sua prima uscita ufficiale come candidato della coalizione “ridotta” di centro-destra che lo ha designato, nella speranza di riuscire nel tentativo di allargarla a Mizzica di Fabio Termine e/o di recuperare Sciacca al Centro di Fabrizio Di Paola, comincia ad assumere i contorni del più contraddittorio autolesionismo quello che sta accadendo nell’area di centro-sinistra (anche se queste definizioni a livello locale appaiono sempre più assolutamente improprie).

Al centro di tutto ci sta Mizzica di Fabio Termine, che dopo aver preso consapevolezza che da solo non poteva andare da nessuna parte riceve adesso nei avances anche molto spinte da tutte le parti: Matteo Mangiacavallo e quindi il suo centro-destra, il Partito Democratico sull’altra sponda e, ultimo della serie, il raggruppamento politico dipaoliano di Sciacca al Centro.

Un qualificato esponente di Mizzica aveva appena finito di confidarci che a suo avviso l’unica alleanza politica sostenibile elettoralmente poteva esser quella di Mizzica/PD allargata a quelli di Sciacca al Centro, ipotesi peraltro avallata dall’incontro tra Fabio Termine e Fabrizio Di Paola, ed ecco che quasi in contemporanea è arrivata dalla sponda di “Sciacca al Centro” la notizia di una esplicita proposta fatta a Mizzica di mettere fuori dal gioco il Partito Democratico per varare un’inedita coalizione MIZZICA/ SCIACCA AL CENTRO, definita “completamento civica, con esponenti giovani e un passato nell’amministrazione attiva della città”, e con Fabio Termine candidato sindaco.

Il Partito Democratico se fallisce l’intesa con Mizzica resterebbe quindi da solo e dovrà indicare un candidato di bandiera, mentre se al contrario Mizzica rifiuta la proposta del gruppo di dipaoliano a quest’ultimo non rimarrebbe che ritornare nell’alveo del centro-destra oppure chiedere di salire anch’esso sul carro ormai in corsa da tempo di Ignazio Messina, partiticamente non etichettato. Infine, se Mizzica accettasse le avances di Matteo Mangiacavallo, Fabio Termine non farebbe più il candidato sindaco mentre il PD e Sciacca al Centro rimarrebbero zitelli.

Comprendiamo benissimo come il lettore a questo punto sia autorizzato a non capirci più nulla, alle prese con questo spezzone di scenario politico in cui le contraddizioni, i veti reciproci, le ambizioni personali sembrano aver preso il posto di ogni ragionamento che possa essere ispirato all’esigenza di creare una coalizione che voglia elettoralmente competere e che abbia davvero a cuore le sorti della città e quindi l’esigenza di presentarsi ad un elettorato sempre più sfiduciato con la forza di idee, progetti e programmi già realmente definiti e condivisi.

È politicamente emblematico il fatto che queste tre forze sicuramente significative, che sono state i principali attori dell’ultima amministrazione (il PD), della penultima amministrazione (Sciacca al Centro) e dell’istanza di cambiamento politico più votata cinque anni addietro (Mizzica) si ritrovino oggi in questa imbarazzante situazione di sostanziale paralisi, mentre Ignazio Messina e il suo “Patto per Sciacca” proseguono indisturbati e con il vento in poppa una campagna elettorale decisiva per il futuro di una città bisognosa di riscatto.

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