ServireSciacca inizia oggi con questa intervista a Fabio Termine un percorso di ascolto della politica cittadina, che intende dar voce da qui alle prossime elezioni amministrative a persone direttamente impegnate in prima fila nella dinamica della vita politica locale. Fabio Termine è una di queste. Nelle ultime elezioni amministrative si presentò come candidato sindaco alla guida di un movimento politico, di estrazione civica nell’area del centro-sinistra, denominato MIZZICA, che pur correndo senza alleanze ottenne un lusinghiero risultato in termini di voti, che lo decretarono il più votato tra i consiglieri comunali eletti (con 833 preferenze) ma non gli consentirono l’accesso al ballottaggio per l’elezione a sindaco.

– La prima domanda è la più scontata, Fabio Termine si ricandiderà a sindaco?

Al momento non è questo il centro della questione: quando c’è una città a pezzi, una città senza prospettiva di futuro in cui non si riesce a gestire neanche l’ordinario, il tema non è se singole persone si candideranno, ma cosa intende fare un’intera comunità. A questa città manca un progetto e un progetto le va dato. In questi ultimi 15/20 anni si sono susseguite tante amministrazioni, tanti di questi attori politici sono ancora in campo e si aggregano di volta in volta come meglio credono: se si volessero ricandidare, va chiesto loro cosa vogliano fare per la città. L’argomento dirimente, l’interrogativo da qui ai prossimi nove mesi che ci porteranno alle amministrative, deve essere questo: che cosa vogliamo fare della città di Sciacca? La scelta dei candidati a sindaco dovrebbe essere consequenziale alla risposta.

– A proposito di cosa vogliamo fare per Sciacca: molti cittadini ritengono che ci vorrebbe un sindaco che sappia assicurare soprattutto una buona ordinaria amministrazione, un “sindaco delle piccole cose” che sappia far ripartire una ricostruzione della città da quelle cose che richiedono più efficienza gestionale che finanziamenti da rincorrere.

Non c’è dubbio che vanno dati alla città innanzitutto ordine, sicurezza, igiene, pulizia. Noi tutti viviamo ormai in mezzo alla sporcizia che invade tutti gli angoli, mancano i servizi essenziali (acqua, fogne, viabilità) e, quel che è peggio, manca anche la speranza di poterli ottenere. Il problema più grosso è sicuramente quello del servizio di gestione dei rifiuti, che tra l’altro costringe il Comune a pagare somme suppletive rispetto a quelle contrattuali ordinarie per far effettuare frequenti bonifiche straordinarie in aree divenute discariche abusive: a tal proposito non possiamo nasconderci che nel 2024 scadrà il contratto con le due ditte che gestiscono adesso, in compartecipazione, il servizio dei rifiuti urbani. Non c’è dubbio che su questa materia sia indispensabile una rinnovata riflessione, un particolare approfondimento, sicuramente vogliamo dire la nostra su come vediamo un nuovo servizio di gestione dei rifiuti, per far questo e per capire cosa ne pensino i nostri concittadini utilizzeremo la piattaforma civica programmatica NEXT. Oggi abbiamo una città che, invece di gestire l’ordinario, sta affondando nell’ordinario. E’ quindi necessario ripartire da una buona gestione dell’ordinario per poi, però, iniziare a realizzare una nuova visione di città a cui non si può e non si deve rinunciare: la differenza con il passato non dovrà essere fatta solo con l’ottica delle piccole cose, così ad esempio su chi ha fatto meglio la scerbatura, ma occorre ampliare la visione progettuale su un orizzonte più ampio di futuro; quello di una città veramente turistica che si apra alle iniziative imprenditoriali e che consenta a tanti suoi figli di recuperare la speranza e di non dover più emigrare per trovare lavoro e costruirsi una famiglia.

Una visione, un progetto di città: cosa significano esattamente per Fabio Termine queste parole?

Significano innanzitutto che chi oggi si presenta alla città proponendosi di amministrarla dovrà dire non solo cosa fare ma anche come farlo. Oggi non è più il tempo di distruggere, di dire solo quello che non va: è facilissimo recuperare qualche applauso, basta dir male dell’amministrazione Valenti, che è una delle più fallimentari della storia di Sciacca, ma è come sparare sulla croce rossa. Si ottiene qualche applauso, ma è una modalità sterile e inutile. I nostri concittadini conoscono benissimo tutto ciò che va male, vorrebbero invece capire come questa città potrebbe iniziare a funzionare. Oggi è il tempo di costruire, alla politica cittadina viene richiesto di dire come si fa a ripartire. Anche e soprattutto chi è stato all’opposizione dovrebbe riflettere sul fatto che una delle cause di questo fallimento dell’amministrazione Valenti è stata quella di essere arrivata ad amministrare questa città senza avere alcun progetto su di essa, passando così il proprio tempo a gestire oggi questa emergenza e domani quell’altra emergenza quotidiana, senza mai riuscire a intraprendere un percorso realizzativo fatto di cose già programmate. Le forze politiche che sono state all’opposizione debbono, a nostro avviso, trarre insegnamento da ciò, capire che limitarsi ad elencare tutto ciò che non funziona è inutile. La politica ha oggi la responsabilità di aggiungere un avverbio alla futura campagna elettorale, ossia progettare non solo COSA fare ma anche COME farlo. Ed è questo quello che stiamo facendo con la nostra piattaforma civica e programmatica NEXT, costruire insieme una progettualità ed indicare all’elettorato anche il COME intendiamo realizzarla, attraverso diverse aree tematiche nelle quali svilupperemo come comunità la nostra idea di città. Sarà importante garantire un’idea di sviluppo turistico, perché oggi Sciacca non è una città turistica, vuole diventarlo, potrebbe diventarlo, ma non lo è. Gioviamo soltanto di una posizione intermedia tra Selinunte e Agrigento che ci consente di avere un po’ di turismo, prevalentemente occasionale e di passaggio, e poi abbiamo la fortuna di avere nel nostro territorio due grosse realtà turistiche alberghiere private (gruppo Mangia e gruppo Rocco Forte) che ci garantiscono comunque di riflesso un certo flusso turistico, ma cosa ha fatto la cosa pubblica per far sì che la città acquisisca i requisiti essenziali di una città veramente turistica? Io credo che abbia fatto pochissimo.

– In questa visione di città del futuro, quali sono nel progetto in divenire di NEXT le altre aree strategiche in aggiunta a quella del turismo?

Innanzitutto il centro storico, che oggi è diventato la più grande periferia che c’è a Sciacca, abbandonato a sé stesso in termini commerciali, turistici e di vivibilità per i residenti. Da esso occorre ripartire, ridandogli dignità, facendolo diventare il salotto di Sciacca, e per questo è necessario garantirne la fruibilità e decidere prima delle elezioni cosa si pensa di farne. Uno degli errori dell’amministrazione Valenti è stato proprio questo: non aver avuto una proprio idea ben definita di cosa e come fare nel centro storico, e così quando arrivava l’estate o il natale si decideva qualcosa, ogni volta diversa. Un’amministrazione che vuol avere la pretesa di guidare la città in un percorso di ripresa deve avere le idee chiare, e per quanto ci riguarda noi riteniamo che il centro storico debba gradualmente arrivare ad una pedonalizzazione; per far questo ci vogliono i servizi, ma la città di Sciacca manca di servizi e infrastrutture e proprio di questo abbiamo parlato nel primo appuntamento della piattaforma NEXT. Non è vero che Sciacca non vuole il centro storico chiuso al traffico e pedonalizzato, penso che lo vorrebbero tutti ma associato a servizi che ne possano garantire una funzionale e comoda fruibilità. Per far questo è necessario un progetto, non si può andare ad amministrare senza aver idea di cosa si voglia fare, perché poi le emergenze del momento ti sottraggono a qualsiasi tipo di costruzione del futuro.

– E se questa progettualità, ammesso che si riesca a concretizzare in una futura amministrazione a guida della città, andasse poi a scontrarsi con la realtà degli uffici comunali che non funzionano o con la ormai proverbiale mancanza di risorse economiche, non c’è il rischio che rimanga il classico libro dei sogni che svaniscono al risveglio? Magari il COSA fare potrà essere chiaro, ma il COME farlo potrebbe diventare un problema.

Vivere l’esperienza del Consiglio Comunale ci ha fatto assumere una consapevolezza ulteriore di quella che è oggi la situazione all’interno del Comune di Sciacca, che sicuramente non è tra le peggiori della Sicilia ma non è neanche una bella situazione. Come tutti i comuni siciliani e anche italiani, anche Sciacca vive una situazione di isolamento e i sindaci si ritrovano con una serie di impellenze che tante volte non sono in condizioni di esitare. Questo tuttavia non significa che non si possa organizzare la macchina comunale meglio di come sta funzionando oggi. Questo, a nostro avviso, lo si può fare innanzitutto con un rapporto diverso con chi oggi riveste incarichi dirigenziali all’interno del Comune: in una città di 40 mila abitanti non si può interloquire con i dirigenti comunali solo a mezzo PEC. Siamo nello stesso tempo consapevoli che oggi ci sia un’importante carenza strutturale, che riguarda il nostro come tanti altri comuni siciliani, che condiziona la capacità progettuale delle amministrazioni. In tal senso, da un lato l’art. 110 TUEL accorda alle amministrazioni in carica la possibilità di ricorrere ad incarichi dirigenziali a tempo determinato e di natura fiduciaria e dall’altro la Regione siciliana mette a disposizione dei comuni il fondo di rotazione, strumento utile a finanziare la progettazione esecutiva di opere pubbliche nonché le spese relative ai concorsi di progettazione o concorsi di idee. Operare tramite concorsi di progettazione è fondamentale. Sciacca non ha mai approfittato di questa opportunità che consente di raggiungere un livello di competitività progettuale anche di livello internazionale e quindi di alto livello. Cosa fondamentale per amministrare questa città è infatti avere un parco progetti già pronto: ciò consentirebbe di poter aggredire le risorse economiche e le misure di finanziamento non appena si renderanno disponibili. A tal proposito, è notizia di questi giorni l’ennesimo fallimento dell’amministrazione Valenti che non ha partecipato al bando “ SPORT E PERIFERIE 2020 “ perdendo un’occasione che tanti altri comuni, invece, hanno colto.

– Quando Fabio Termine dice “noi”, usando la prima persona al plurale, a chi si riferisce? Chi intende rappresentare oggi Fabio Termine, a quale parte di città, a quale elettorato intende dar voce?

Questo NOI è sicuramente figlio della precedente esperienza, nel senso che mi sembra chiaro che il movimento MIZZICA ripresenti alle prossime elezioni una propria lista elettorale, ma oggi NEXT intende essere molto altro e molto di più: una piattaforma civica e programmatica nella quale si intendono costruire soluzioni amministrative per la città che si vuole disegnare. All’interno di NEXT non c’è spazio solo per MIZZICA ma anche per tante altre persone che hanno deciso di non stare più a casa a farsi rappresentare da altri e hanno capito che è arrivato il momento di rappresentare sé stessi e il proprio mondo. La grande novità è che cinque anni fa in tanti ci hanno accordato fiducia perché probabilmente abbiamo saputo comunicare bene le nostre idee, adesso però molte di queste persone vogliono scendere in campo con noi, diventare attivisti, diventare parte integrante di una visione di città e non solo, quindi, semplici elettori. Questo significa che il progetto sarà molto più largo, MIZZICA sarà presente ma ci saranno anche molte altre realtà, persone nuove, persone che già partecipano attivamente a movimenti e associazioni, persone che vogliono vivere la città in maniera più diretta. Riteniamo che oggi più che mai il più grande partito di questa città sia composto da tutti quelli che non hanno un partito di riferimento. Nei territori i partiti hanno smarrito la loro funzione: l’esempio plastico è rappresentato dal PD che, con Michele Catanzaro segretario del Partito, credo non abbia mai svolto una sola riunione, tranne che tra un azzeramento di Giunta e l’altro. Davanti ad un simile contesto odierno il nostro obiettivo è dunque quello di mettere insieme tutte le persone libere che un ruolo civico e politico lo vogliono avere ma che non vedono in nessun partito un terreno adatto per portare avanti il proprio impegno.

– La politica significa anche mediazioni e alleanze, nelle precedenti elezioni MIZZICA ha pagato pesantemente il prezzo di aver fatto la corsa da soli. A Sciacca i nomi che girano per le candidature a sindaco sono quelli di Fabrizio Di Paola, di Calogero Bono, di Matteo Mangiacavallo, di Filippo Bellanca, di Gioacchino Settecasi, di Ignazio Messina, di Michele Ferrara, oltre a quello di Fabio Termine, ma potrebbe trattarsi di semplici suggestioni, non c’è ancora nulla di definito. Verso chi intende rivolgersi MIZZICA con maggiore attenzione per possibili alleanze?

Chi si vuole confrontare con noi lo deve fare scendendo sul piano dei contenuti perché l’obiettivo non è tanto vincere quanto governare questa città. Fino a questo momento, però, non abbiamo visto tanti assist su questo tipo di visione. Solo “Sciacca Terme Rinasce” è uscita con una conferenza stampa quanto meno improntata sul versante delle idee per la città. Per il resto abbiamo assistito a classiche conferenze stampa dove ci si è limitati a palesare nuovi posizionamenti politici che, mi permetto di dire, poco importano alla gran parte della città. Mi riferisco chiaramente al gruppo degli ex assessori di Francesca Valenti, “Sciacca Venti Ventidue” (Bellanca/Mandracchia/Settecasi), principali responsabili dell’elezione della stessa che ci pare abbiano più che altro il problema di manifestare la loro forza elettorale per metterla al servizio di un’altra improbabile grande coalizione destinata sempre e comunque a non governare ed a riproporre un quadro simile a quello già visto nell’esperienza Valenti fatto di litigi tra gruppi ed assessori che si alternano. Stessa cosa vale per Nuccio Cusumano, tra i principali responsabili dell’elezione di Francesca Valenti e che a quanto pare sarebbe già disponibile a nuove alleanze d’avventura. Su Matteo Mangiacavallo, che dire? Per me è il più grande bluff di questa città, stiamo parlando di un soggetto che cinque anni fa ha rifiutato qualsiasi accordo politico alle amministrative perché troppo puro per confrontarsi con altri, regalando di fatto la città a Francesca Valenti, ed oggi lo ritroviamo nella peggiore destra siciliana per garantirsi un terzo mandato come deputato regionale. Credo che non ci si renda conto di quanto la città sia, in realtà, lontanissima da questo modo di fare politica. Quello che la gente percepisce è che tutto cambia per non cambiare mai nulla: così Francesca Valenti e il centro-sinistra ieri hanno vinto con il sostegno di Filippo Bellanca e Nuccio Cusumano mentre oggi il centro-destra classico vuol vincere proprio con il sostegno di Filippo Bellanca e Nuccio Cusumano. Se questo è il tema della prossima campagna elettorale, ossia mettersi tutti insieme per paura di perdere, temo che di contenuti non ne parlerà quasi nessuno. Cinque anni fa è successo che il 40% della città ha votato liberamente con un voto di opinione, quindi questo elettorato non appartiene a nessuno, è un elettorato che giudica ogni volta e vota liberamente, a questo elettorato (e non solo ad esso) bisogna parlare con i progetti e non già con il risentimento politico verso Francesca Valenti. I matrimoni di interesse non ci interessano, vogliamo solo parlare di progetti per la città e confrontarci su di essi.

– E il tema di un’alleanza con il Partito Democratico?

Partiamo dalle cose che sono state dette. Qualche mese fa Francesca Valenti ha detto che ritenendo di aver amministrato bene potrebbe anche ricandidarsi con la stessa squadra e più recentemente il deputato Michele Catanzaro ha dichiarato che se la Valenti decidesse di candidarsi lui sarebbe contentissimo guardando anche ad un allargamento della coalizione verso Forza Italia. Per quanto ci riguarda siamo convinti che l’accoppiata politica Catanzaro-Valenti dovrebbe ripresentarsi alle elezioni, e non perché si è amministrato bene, anzi per noi si è amministrato malissimo, ma perché lo devono alla città di Sciacca: se qualcuno ritiene di aver fatto bene si deve risottoporre al giudizio elettorale per verificare se la fiducia precedentemente concessa sarà confermata o negata. Noi pensiamo che la nostra strada sia molto distante da questa accoppiata politica. Non si può ripartire da un fallimento, e per noi l’esperienza amministrativa di Francesca Valenti e di chi l’ha sostenuta è stata chiaramente un fallimento.

– Nell’ultimo decennio è notevolmente cresciuta nella nostra città quella che possiamo definire la “maleducazione civica”, ossia la mancanza di senso civico di una parte della popolazione: secondo Fabio Termine una nuova amministrazione come potrebbe agire in questo ambito di educazione civica?

Uno degli assessorati che potrebbe avere un ruolo determinante in una rinascita civica e comportamentale è quello delle politiche sociali; la presenza anche fisica degli amministratori nei quartieri pian piano porterebbe dei frutti, il presidio ci vuole, nei diversi quartieri bisogna esserci, creare dei meccanismi di partecipazione con le persone che vivono i diversi luoghi della città crea fiducia nelle istituzioni e soprattutto crea meccanismi di partecipazione amministrativa, che è poi l’unico modo con cui oggi è possibile amministrare i comuni. Il fatto che in 5 anni si siano succeduti 14 assessori la dice lunga su come Sciacca è stata amministrata. Con tutti i problemi che ci sono a Sciacca il sindaco, per le scelte che è chiamato a fare in funzione della complessità di tali problematiche, magari è destinato ad essere sempre impopolare, ma ci possono essere modalità di confronto e di collaborazione tra il Comune e la gente amministrata di cui non abbiamo trovato traccia nell’attuale amministrazione. Se vuoi cercare di avere la città dalla tua parte e innescare delle “buone maniere” nei tuoi cittadini devi avere una squadra amministrativa affiatata, appassionata e disinteressata. E’ necessario anche un rapporto diverso tra maggioranza e opposizione, un rapporto di leale collaborazione nell’interesse della città. Se il progetto che stiamo costruendo dovesse vincere le elezioni vi possiamo dire sin d’ora che il giorno dopo convocheremo le opposizioni per capire, tra le tante cose da fare, cosa si può fare insieme e su quali invece ci si debba invece reciprocamente confrontare per il bene collettivo. Una cosa è certa: chi vincerà le prossime elezioni non avrà vinto un bel niente, nel senso che erediterà un fardello pesante e difficilmente governabile, quindi chi vince si deve soltanto mettere a lavorare.

– Secondo Fabio Termine le Terme di Sciacca riapriranno?

Da cittadino rispondo che io, come tantissimi, sono portato a pensare che continuando così non riapriranno più e questa è una cosa che dobbiamo dirci perché a volte occorre anche guardare in faccia la realtà delle cose. Da persona impegnata in politica non mi posso invece permettere di pensare questo e sono convinto che bisogna fare tantissimo per far sì che questo problema venga risolto. Mi permetto tuttavia di aggiungere che non è più un problema di albergo sì o albergo no, di spezzatino sì o spezzatino no, qui il tema è che noi abbiamo un bene preziosissimo, il più grande bacino idrotermale d’Europa, un bene comune che esiste ancora ed esiste indipendentemente dal complesso immobiliare con cui abitualmente identifichiamo le Terme di Sciacca: se noi assimiliamo questa idea, allora potremo parlare di terme diffuse, di commercializzazione di questo prodotto, ma di queste cose bisogna discuterne con la Regione perché è la Regione titolare del bene. E così arriviamo ad una considerazione finale su un argomento di cui in questi giorni si è discusso: il PNRR e il fatto che non ci siano risorse destinate a Sciacca. Il territorio di Sciacca ha due deputati regionali (Catanzaro e Mangiacavallo) che fanno riferimento a distinte forze politiche: la loro incapacità di attivare strumenti e meccanismi adeguati a far pervenire risorse a questo territorio la dice lunga sul fallimento di un certo tipo di politica.

– Un pensiero riassuntivo di sintesi finale:

C’è bisogno di un progetto vero, che illustri chiaramente cosa vogliamo fare per Sciacca, costruito e realizzato da persone che abbiano davvero a cuore il bene di questa nostra città e che decidono di mettersi insieme.

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