Ho voluto attendere la conclusione della giornata e con essa la rilettura delle diverse notizie pubblicate sui diversi giornali on-line per un breve riepilogo e una considerazione sulla giornata di protesta messa in atto stamani a Roma davanti a Palazzo Chigi, con indubbia tempestività e in modo sicuramente coeso, dai 25 Sindaci dei comuni dell’agrigentino subito dopo aver preso consapevolezza del fatto che nel PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) il territorio agrigentino è stato di fatto tagliato fuori dagli interventi strutturali da realizzarsi con le risorse europee del RecoverY Plan (o Nex Generation EU che dir si voglia).

Era l’ultima occasione per rilanciare il nostro territorio” ha dichiarato il Sindaco di Ribera Matteo Ruvolo,         e già in quel verbo all’imperfetto ci sta tutta la drammaticità della situazione. Uno stato di fatto che, salvo miracolosi ripensamenti in itinere, dopo l’approvazione del PNRR priva il nostro territorio di quella che poteva considerarsi l’unica ancora di salvezza per riuscire a creare condizioni di sviluppo e di crescita, per uscire da una situazione di marginalità geografica determinata dalla mancanza di adeguati collegamenti stradali/ferroviari/aeroportuali e navali e per arrestare lo spopolamento che caratterizza il nostro territorio a causa dell’emigrazione di tantissimi giovani a causa della mancanza di lavoro e di valide opportunità. 

Abbiamo consegnato un documento alla Presidenza del Consiglio, – gli ha fatto eco Francesco Cacciatore, sindaco di Santo Stefano Quisquina e presidente ALI Sicilia-  sappiamo di essere fuori tempo massimo ma confidiamo nel Premier Draghi affinché le nostre richieste vengano accolte”.

Il documento è quello di nove righe fotografato in fondo a questo articolo, giudichi il lettore le possibilità che il premier Draghi si faccia da esso muovere a pietà…

Nel frattempo a Sciacca si assisteva all’autentico capolavoro di alcuni ex consiglieri comunali che in un comunicato riuscivano nell’impresa di criticare la sindaca Francesca Valenti per il fatto di recarsi a Roma a protestare contro il suo stesso governo…

Ritorniamo a Roma, dove nella piazza davanti a Palazzo Chigi la stessa Sindaca di Sciacca, intervistata da Risoluto, lamentava l’assenza di un’adeguata accoglienza da parte delle istituzioni alla delegazioni dei sindaci agrigentini e assicurava che l’azione di protesta sarebbe comunque proseguita, oltre ovviamente a confermare di non nutrire alcuna difficoltà a rappresentare le giuste ragioni del territorio nonostante la sua appartenenza al PD. 

Nelle ore successive i nostri Sindaci sono stati invece ricevuti dalle ministre Maria Stella Gelmini e Mara Carfagna,  e immediatamente dopo l’incontro (vedi foto di gruppo), il sindaco di Montevago nonché deputato regionale On.le Margherita La Rocca Ruvolo ha dichiarato: “Abbiamo ricevuto attenzione e assicurazioni, le ministre hanno preso un impegno e nei prossimi giorni avremo riscontro” e poche ore dopo ha parlato anche di uno spiraglio che si sarebbe aperto per il finanziamento dell’anello autostradale Castelvetrano – Gela. 

Nella speranza che tale riscontro arrivi davvero e che il citato spiraglio sia foriero di novità positive, vorrei condividere con il lettore la seguente considerazione.

Ci sono momenti, nella vita di uomo e secondo me anche nella vita di un Sindaco, in cui occorre avere il coraggio di buttare il cuore oltre l’ostacolo. La giornata di oggi era uno di questi momenti. 

Perché la posta in palio questa volta è davvero alta, anzi altissima: è l’unica possibilità di sviluppo economico per un territorio, è il futuro di tante famiglie e attività economiche, è una concreta prospettiva di lavoro per migliaia di giovani di quel territorio che la fascia tricolore di un Sindaco istituzionalmente rappresenta. 

In un momento del genere un sit-in davanti a Palazzo Chigi, uno striscione, qualche dichiarazione pubblica ai giornali locali, un documento di nove righe e un incontro più o meno di cortesia istituzionale con le due ministre di Forza Italia potrebbero essere insufficienti e potrebbero esser buoni, senza voler mettere in discussione la buona fede dei protagonisti, solo per poter dire alla propria “buona coscienza politica” che qualcosa si è comunque fatto.

Forse, anzi sicuramente, bisognava osare di più, ricorrere a una forma di protesta più forte e mediatica, quindi suscettibile di poter smuovere davvero qualcosa, anche considerato che la mancanza di peso politico del territorio agrigentino deve averne determinato l’esclusione dagli investimenti strutturali previsti dal PNRR.

Provate a pensare se questi 25 Sindaci si fossero, ad esempio, incatenati davanti a Palazzo Chigi e avessero semplicemente dichiarato, all’unisono, che sarebbero rimasti lì giorno e notte fin quando il premier Mario Draghi non avesse dato loro concrete assicurazioni di revisione del PNRR , facendosi forti delle proprie sacrosante ragioni che sono poi le ragioni della popolazione dell’ultima e più bistrattata provincia d’Italia, una popolazione che magari si sarebbe finalmente risollevata dalla rassegnazione e sarebbe accorsa lì a Roma a sostenere i suoi Sindaci. 

Sicuramente in quel caso trasmissioni televisive d’informazione o telegiornali a livello nazionale ne avrebbero dato notizia e risonanza ( oggi neanche l’inserto regionale di la Repubblica ne faceva cenno) e presumibilmente Mario Draghi li avrebbe incontrati provando  a recepirne in prima persona le legittime istanze.

Insomma, un’occasione sprecata, nonostante il merito dell’immediata mobilitazione. Spero di sbagliarmi, ma mi rimane la curiosità di sapere se a qualcuno dei nostri 25 Sindaci qualcosa del genere sia quanto meno venuto in mente. 

Ma in terra di Sicilia, con un Presidente della Regione che vorrebbe il ponte sullo Stretto nonostante nel nostro territorio manchino autostrade, ferrovia, trasporti pubblici e chi più ne ha più ne metta, cosa possiamo aspettarci? 

I SINDACI DEL TERRITORIO AGRIGENTINO REAGISCONO E SCENDONO IN PIAZZA A ROMA.

di Nino Porrello Nessun commento

I Sindaci dell’agrigentino non accettano di rimanere tagliati fuori dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e sono pronti a difendere le esigenze del loro territorio a qualunque costo per chiedere maggiore attenzione per quella che per molti è “l’ultima provincia d’Italia”Hanno deciso che andranno tutti a Roma per protestare cintro l’esclusione della provincia agrigentina da qualunque ipotesi di sviluppo poiché le loro richieste sono fuori dal Recovery Plain.Dichiarano di aver preso atto che “ dalla lettura del piano si evince chiaramente che non c’è un serio progetto ferroviario, non viene presa in considerazione la distanza dagli aeroporti, non c’è la volontà di consentire alla provincia di Agrigento di superare il gap infrastrutturale con le altre province, non c’è attenzione per migliorare la viabilità interna e soprattutto non c’è traccia di un impegno concreto per la chiusura dell’anello autostradale siciliano”.  “Siamo stanchi- hanno dichiarato in una nota- che i provvedimenti governativi continuino a scippare al Sud quelle risorse necessarie che servono per creare le condizioni minime di sviluppo e di crescita essenziali per non avere un’Italia a due velocità e per arrestare l’emigrazione di tanti giovani per mancanza di lavoro e di opportunità”.Appuntamento quindi a Roma, mercoledì 28 Aprile, per chiedere fatti e non incontri interlocutori che “rimangono solo nelle agende dei politici senza portare risorse e investimenti che in provincia di Agrigento da molti anni sono come l’Araba Fenice”

I sindaci che parteciperanno alla protesta:
1. Sciacca
2. Ravanusa
3 .Ribera
4. Palma di Montechiaro
5. Ioppolo Giancaxio
6. Sambuca di Sicilia
7. Alessandria della Rocca
8. Santa Marghetita Belice
9. Santo Stefano Quisquina
10. Grotte
11. Comitini
12. Raffadali
13. Porto Empedocle
14. Santa Elisabetta
15. Menfi
16. Bivona
17. Agrigento
18. Naro
19. Lucca Sicula
20. Realmonte
21. Burgio
22. Cattolica Eraclea
23. Montevago
24. Camastra
25. Campobello

L’ESCLUSIONE DELLA AUTOSTRADA CASTELVETRANO – GELA DALLE OPERE REALIZZABILI CON IL RECOVERY PLAN E’ L’ULTERIORE MORTIFICAZIONE PER UN TERRITORIO SENZA RAPPRESENTANZA POLITICA. OCCORRE REAGIRE!

di Nino Porrello Nessun commento

Il nostro amico Lillo Craparo, giornalista ed ex Sindaco di Sciacca, ha scritto su facebook questo post che ci ha autorizzato a pubblicare e che facciamo interamente nostro.Ho appena appreso. Sono deluso ed amareggiato. In presenza dello studio di fattibilità predisposto dall’Anas ,pensavo che l’importante tratta Castelvetrano/Sciacca/Agrigento/Gela sarebbe stata proposta dal governo Regionale e inclusa da Palazzo Chigi nel Recovery Plan. Questa tratta consentirebbe (ma purtroppo non consentirà) il completamento della rete autostradale della Sicilia, con l’unica provincia siciliana (Agrigento) tagliata fuori dalla rete autostradale dell’Isola.Non ci resta che sperare nel passaggio parlamentare, nel senso che sul Recovery Plan e sulle dichiarazioni del Presidente Draghi ci sarà un voto di ciascun ramo del Parlamento, a mezzo di una risoluzione.
Ma la speranza é tenue o nulla, in quanto il nostro territorio non ha rappresentanti in Parlamento, per cui nessuno prenderà la parola per segnalare questa irrazionale, assurda e incomprensibile decisione di non proporre, da parte del governo regionale, e di non includere, indipendentemente dalla mancata iniziativa della Sicilia, la tratta Castelvetrano/Sciacca/Agrigento/Gela nel Recovery Plan.Non ci resta altro che ricorrere a forme tradizionali di protesta, come scendere nelle piazze, fare le barricate, recarsi a Roma per protestare e chiedere che non sia sferrato questo colpo mortale alla Sicilia, al turismo siciliano e alla popolazione siciliana. La provincia di Agrigento é l’unica che non è servita da autostrade; si trova isolata, non dispone di collegamenti veloci, di aereoporti e di strade moderne.
Questo accentuera’ la tendenza della gente e dei giovani sopratutto a lasciare l Isola e a trasferirsi al Nord del Paese e in altre Nazioni e Continenti .C’è il rischio concreto che la Sicilia diventi sempre più terra di anziani, destinata a subire un decremento democrafico davvero dannoso per la stessa sopravvivenza/ esistenza di città e province siciliane.Ecco perché bisogna reagire in modo efficace, con modalità anche clamorose, in grado di suscitare attenzione da parte del governo centrale .
La Sicilia non può restare ferma!

Lillo Craparo

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