Anche stasera il consiglio comunale di Sciacca non ha potuto riunirsi per mancanza di numero legale.

All’appello hanno risposto in nove (Messina, Curreri, Leonte, Campione, Brucculeri, Grassadonio, Maniscalco, Venezia e Sabella) mentre il numero minimo per poter iniziare i lavori consiliari era di dieci (su ventidue) trattandosi di aggiornamento di seduta dopo l’interruzione di ieri sera, dovuta anch’essa a mancanza di numero legale.

Le solite “malelingue” aggiungono che due dei presenti erano lì solo perché necessitavano a fini personali della “presenza”, ma poi sarebbero comunque andati via…

La coalizione di opposizione sembra essere al momento in frantumi, tutti contro tutti. Il gruppo consiliare PD e quello di FdI oggi erano totalmente assenti.

Al di là dei singoli nomi di assenti e presenti, che comunque qualcosa o più di qualcosa ci possono dire, e al di là della ricaduta assai negativa prodotta dagli effetti tossici delle elezioni provinciali (che con gli interessi specifici della nostra città non dovrebbero entrarci proprio nulla), è proprio la classe politica cittadina nel suo complesso che sembra aver perso il senso della misura e del proprio ruolo.

All’immobilismo sostanziale che ormai da tempo la contraddistingue, privando la città di una visione di sviluppo e di innovazione, si sta adesso aggiungendo una progressiva perdita di senso dei ruoli.

Quello del consigliere comunale è proprio un esempio assai significativo di ciò.

La cosa non riguarda ovviamente tutti i consiglieri comunali, ma alcuni di essi certamente sì.

Ci chiediamo perché si candidano e si fanno eleggere, quando poi cumulano più assenze che presenze, quando poi non prendono mai o quasi mai la parola in aula consiliare, quando in questo ruolo si limitano sostanzialmente a fare da spettatori.

Una conferma di tale riflessione arriva da quello che dovrebbe essere uno strumento tipico e importante in mano al consigliere: l’interrogazione consiliare.

Perché nessun consigliere di maggioranza ha mai presentato una interrogazione consiliare, svilendone così il più autentico significato e la più autentica funzione?

Perché l’amministrazione comunale non risponde mai nei termini previsti (30 giorni) alle interrogazioni dei consiglieri (di opposizione)?

Perché ieri nel “question time”, la riunione che precede il consiglio comunale con all’ordine del giorno le interrogazioni consiliari che non hanno ricevuto risposta (ieri erano 29, la più datata del maggio 2024), erano presenti solo 8 consiglieri comunali (tra cui il presidente e due assessori), tant’è che tantissime interrogazioni non sono si sono potute trattate per assenza dei consiglieri che le avevano presentate?

Sono tutti “perché” che aiutano a comprendere quanto sia indispensabile che l’intera politica cittadina si riappropri di una sua credibilità, che si riavvicini alle esigenze della città e di tutte le sue componenti sociali, che dimostri di voler uscire da dinamiche vecchie e mediocri per ritornare a gestire quella che dovrebbe essere la funzione della politica locale: gestire la crescita, lo sviluppo e il cambiamento di una città e di un territorio.

Le situazione odierna viene fotografata da un consiglio comunale che non riesce a riunirsi e da un regolamento dei Dehors, attesissimo da titolari di bar e ristoranti, che è all’ordine del giorno ormai da mesi e che non si arriva mai a trattare.