di Marilisa Della Monica (L’Amico del Popolo)

Non una deliberazione salva Aica, ma una decisione presa responsabilmente per evitare, a molti Comuni soci, di andare in dissesto finanziario.

É questo in estrema sintesi quanto si sono trovati a deliberare, dopo 4 ore di seduta, i sindaci dei Comuni soci di Aica nel momento in cui veniva richiesto l’adeguamento Istat della tariffa idrica. Ed è questo che hanno tenuto a specificare nella conferenza stampa convocata per chiarire la deliberazione che ha sollevato un polverone, oltre che feroci critiche da quasi tutte le parti politiche.


Un bivio, quello che si sono trovati dinanzi i sindaci in quella seduta, dove le possibili strade da intraprendere erano tre: un adeguamento secondo quanto indicato da Arera (del 10,8%), un adeguamento della metà di quanto richiesto (5,4%) o nessun adeguamento. La strada scelta è stata la meno dolorosa per le tasche dei cittadini. Un “aumento” di 13 euro annue per le tariffe residenti e di 17 euro per le tariffe non residenti.

“Se non avessimo votato l’adeguamento, il mio Comune si sarebbe trovato con 800.000 euro da far pagare a tutti i cittadini”. Ha preferito il male minore il sindaco di Favara, Antonio Palumbo, come del resto anche gli altri 24 sindaci che hanno preso una decisione impopolare e che allontana lo spettro del dissesto per molti Comuni.
Già, infatti Arera aveva diffidato l’assemblea dei sindaci per non avere ancora adeguato la tariffa, e dopo quasi un anno di sedute andate deserte, dall’aprile 2024 all’aprile 2025, solo in 24 su 44 hanno preso la decisione. E gli altri? Non hanno votato, anzi sindaci hanno millantato di avere votato “no” mentendo spudoratamente perché voti contrari in assemblea non ne sono stati registrati.

Quindi in conferenza stampa i sindaci dei comuni di Campobello di Licata, Vito Terrana; Agrigento, Franco Micciché; Montevago, Margherita La Rocca; Sciacca, Fabio Termine; San Biagio Platani, Salvatore Di Bennardo; Montallegro, Giovanni Cirillo; Grotte, Alfonso Provvidenza; Favara, Antonio Palumbo; Sambuca di Sicilia, Giuseppe Cacioppo, Caltabellotta, Biagio Marciante e Ravanusa, Salvatore Pitrola, non ci stanno a passare per quelli che prendono decisioni irresponsabili, anzi “noi le decisioni le abbiamo prese e non siamo andati via poco prima del voto”.

Che la situazione in Aica non sia rose e fiori si capisce immediatamente ma, quello che colpisce è vedere due blocchi contrapposti di sindaci: quelli che decidono e quelli che preferiscono non prendere decisioni o prenderle solo in determinate occasioni.
“Questa – ci tengono a sottolineare – è l’ultima chance per Aica”. E che si stia cercando di far quadrare i conti lo rappresenta il presidente pro tempore di Aicam il sindaco di San Biagio Platani, Salvatore Di Bennardo, che ha dato il via, dal suo arrivo, ad un piano di recupero dei crediti partendo anche dalle utenze disdettate che poi non lo sono davvero.
Ma quello che colpisce è vedere i presenti unanimi, tranne due, nel considerare insufficiente la gestione del Cda di Aica che “non ha mai presentato un bilancio previsionale”. Ma anche sull’operato del direttore generale si sono avanzate delle perplessità.
Si naviga a vista. Ecco spiegata la mancanza di una manutenzione ordinaria: non c’è una programmazione di interventi e una programmazione economica degli stessi, ed i soldi che vengono incassati vengono utilizzati per pagare Siciliacque e non le riparazioni di rete o fognature. Insomma qui il buon padre di famiglia non si è minimamente palesato. Cosa attenderci adesso?
Due blocchi contrapposti che si giocheranno la scelta del nuovo Cda e che ci auguriamo mettano sulla bilancia gli interessi dei cittadini e non quelli di partito.