Maria Grazia Catania ha messo in scena, nella sala Abruzzo del Complesso Fazello, un suo pregevole lavoro teatrale incentrato sulle vittime di femminicidio, a completamento di una serie di iniziative che in città hanno voluto celebrare la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Una pièce teatrale con dialoghi coinvolgenti e personaggi caratterialmente definiti, donne uccise da mariti e fidanzati e di cui le pagine dei giornali si sono occupate a lungo per l’efferatezza dei delitti che le hanno viste, purtroppo, protagoniste. La tensione drammatica ha accompagnato la recitazione delle attrici dal primo all’ultimo minuto. L’impostazione data dall’autrice é risultata originale e mai scontata. Efficace e contenuta l’introduzione di Rosanna Dubolino. In scena :Antonella Buscemi, Vissia Di Leo, Francesca Piro, Giulia Scaglione, Donatella Verde e Errico Catalanello ed Emanuele Candela (il bimbo)

Sono fermamente convinta- afferma Maria Grazia Catania- che tutte le cose hanno un proprio destino: una nascita precisa, una degna evoluzione e una conclusione all’altezza delle aspettative. Quando è nata l’idea di questo spettacolo, molte storie a cui fa oggi riferimento, non erano ancora accadute. È stato un processo lungo più di un anno. Ho aspettato. Ho messo questo testo in standby e poi, finalmente, la scorsa estate il cerchio s’è chiuso e sono riuscita a completare “l’opera”. Ancora una volta mi ritrovo a portare in scena uno spettacolo che parla di violenza sulle donne, ma con un tono totalmente diverso. Autoironia, solidarietà femminile e consapevolezza del proprio destino, rendono le protagoniste capaci di ripercorrere il doloroso cammino che le accomuna, con dialoghi serrati e talvolta frivoli. In fondo a questo cammino, la necessità che i riflettori non si spengano mai su queste vicende, la speranza che le porte sui cuori di queste donne si aprano e rimangano aperte, affinché mai nessuna donna abbia il timore di denunciare e gli uomini capiscano che non hanno a che fare con giocattoli, ma con esseri umani, non inferiori né superiori, ma esattamente uguali a loro”.

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