di Nino Sandullo
Oggi 11 novembre, Festa di San Martino, è la giornata nazionale delle cure palliative.
Viene celebrato il gesto con cui, circa 1700 anni fa, San Martino di Tours, giovane soldato, incontrando sulla sua strada un mendicante seminudo, sfinito dalla stanchezza e dal freddo, decise di tagliare a metà il suo mantello per offrirglielo come ristoro.
La tradizione narra che in quel momento, improvvisamente, il tempo cambiò e l’aria si fece incredibilmente mite: da qui la cosiddetta estate di San Martino.
A quel gesto fa riferimento anche l’origine e il significato delle cure palliative.
Il termine palliativo deriva infatti dal latino pallium, che significa mantello; il mantello di San Martino che offre accudimento e conforto.
Le cure palliative sono l’insieme di interventi terapeutici, diagnostici ed assistenziali rivolti sia alla persona gravemente ammalata, sia al suo nucleo familiare, finalizzati alla cura attiva e globale di pazienti la cui malattia di base, caratterizzata da una evoluzione a prognosi infausta, non risponde più a trattamenti specifici e curativi.
L’obiettivo è quello di offrire la miglior qualità di vita possibile, ridurre la sofferenza inutile, il dolore, la disperazione e il senso di abbandono caratteristici delle malattie inguaribili e assicurare un fine vita dignitoso.
Per garantire questo obiettivo, il lavoro in cure palliative coinvolge diverse figure professionali ognuna con il proprio ruolo e competenze: medici, infermieri, operatori socio sanitari (OSS), assistenti sociali, psicologi.
Le Cure palliative sono un diritto sancito dalla legge 38/2010 approvata ad unanimità dal parlamento italiano tutto; il loro inserimento nei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza nel 2017) oltre che l’istituzione della Scuola di Specializzazione in Cure Palliative, sono stati segnali, nel corso degli anni, della volontà di portare all’interno della società e delle università la cultura medica ed assistenziale del prendersi cura a 360 gradi della persona, non soltanto di un organo malato da curare ma di un essere umano, fatto di sentimenti e di emozioni, che necessita oltre che di complessi accudimenti fisici anche di delicati accudimenti spirituali, perché come diceva il Prof. Tienco, precursore delle cure palliative, “c’è tanto da fare quando non c’è più nulla da fare”.
Giornate come questa, hanno come scopo prioritario quello di diffondere e sensibilizzare le persone sui principi cardine delle cure palliative, come espressione completa di quella umanizzazione delle cure mediche che i pazienti e le famiglie richiedono e di cui hanno bisogno.
Le cure palliative nella nostra ASP di Agrigento vengono erogate da tre ONLUS: la SAMOT, la SAMO, la SISIFO.
Vengono attivate dal medico di Famiglia.
Non garantirle nel momento giusto e al paziente giusto può configurare un reato perseguibile penalmente.
NINO SANDULLO