È buona consuetudine credere che non c’è nome più “siciliano” di Calogero.

Il culto di San Calogero, venerato il martedì di Pentecoste è molto sentito in Sicilia e particolarmente a Sciacca.

Secondo la tradizione, la festa ha origine pagane, infatti rimpiazzail culto del dio Cronio, festeggiato nel medesimo periodo con celebrazioni dal carattere assai rumorose e allegre simili ai baccanali. Conseguentemente lo stesso monte Cronio, reputato mitico e misterioso, dove si praticavano ab immemorabili le cure, venne ribattezzato in suo onore, monte San Calogero.

San Calogero è dopo la Madonna del Soccorso il secondo patrono di Sciacca. I fatti della sua vita si svolsero nel secolo VI, dopo i grandi Concili della Chiesa, a Nicea, Costantinopoli e ad Efeso. In quell’epoca, Terme Selinuntine, antico nome di Sciacca (che già nei millenni passati ne rilevava la sua identità), è in piena conversione al Cristianesimo per opera di San Calogero.

Per capire l’unicità del personaggio, ci affidiamo a delle figure chiave che hanno contribuito a tramandare il suo culto, come il monaco Sergio, il quale avendo sperimentato la conquista musulmana, nell’anno 870 gli dedica due “Inni” destinati al canto liturgico di 62 strofe, undici delle quali dedicate alla Madonna e San Giacomo affinché liberassero il nostro territorio dall’oppressione musulmana.

Gli “Inni” furono scoperti dopo quasi otto secoli di oblio, agli inizi del 1600 nel monastero di Fragalà a Frazzanò, in provincia di Messina. Considerando la penuria delle fonti, costituisconotestimonianza della reale esistenza, della sua vita e delle sueprodigiose opere. Sempre lì si trovano anche alcune reliquie di San Calogero come il capo scomposto in 58 pezzi.

Condividiamo alcune strofe degli inni di Sergio:

…O santo padre Calogero, tu ti ritirasti in una spelonca (del monte San Calogero) per amoredella vera vita non avendo nessuna paura degli assalti dei del nemico sferrati con percosse e vani strepiti, o Santo, ma tu li respingesti con le tue preghiere, o Anima forte dimorante nella solitudine; per questo motivo noi ti celebriamo proclamandoti beato.

Nella venerazione di San Calogero, determinante è il Priore Don Mariano Manno il quale volle riportare la figura di Calogero alla piena venerazione grazie ad una grande progetto ambizioso. Si trattava della costruzione della chiesa e del convento a lui dedicatinel 1530 poi completati nel 1644 e rimaneggiati nel 1800.

… Poiché tu sei stati guaritore di anime e di corpi…guarisci presto, o saggio e pio Calogero, anche le passioni della mia anima…

Calogero è stato un Santo molto popolare in città, per la sua umiltà, i suoi miracoli e per il suo culto legato alle attività termali. Il nostro eremita, curava le sofferenze del corpo e dell’anima sfruttando i vapori e le acque termali. La sua immagine incarna la stessa etimologia del suo nome: il Bel Vecchio, il Bell’anziano.

Avendo tu lasciato la terra patria di Calcedonia, ti fermasti Padre in Sicilia.

L’innografia, composta dal monaco Sergio, ci fa sapere che Calogero proveniva da Calcedonia, l’attuale Istambul, insieme a Gregorio e a Demetrio, dopo l’isola di Lipari ed altri posti si stabilisce sul monte Cronio, dove trova riparo in una grotta, tuttora luogo di devozione, vicino alle antichissime altre grotte conosciuto per il loro vapore.

Nella venerazione di San Calogero, determinante è il Priore Don Mariano Manno il quale volle riportare la figura di Calogero alla piena venerazione grazie ad una grande progetto ambizioso. Si trattava della costruzione della chiesa e del convento a lui dedicatinel 1530 poi completati nel 1644 e rimaneggiati nel 1800.

Sempre il Manno incaricò lo scultore protagonista del Rinascimento italiano, Antonello Gagini, di creare una statua marmorea oggi visibile nell’altare centrale che rappresenta il protettore di Sciacca.  Segni iconografici distintivi del nostro eremita e taumaturgo sono:

il Megaloschima, il caratteristico abito che distingueva i monaci eremiti;

la Bibbia, segno di riconoscimento del dono dell’insegnamento, quindi abilità a formare discepoli ma anche di conversione;

Il bastone, spesso associato al pellegrinaggio cosi come alla lotta intrapresa dal Santo nello scacciare i demoni;

la borsa, intesa come simbolo di questua ma anche come un contenitore di medicine (per il corpo e per l’anima);

la cerva, animale simbolo di San Calogero che ormai anziano, si ciba con il latte della sua cerva.

Nel corso dei secoli, siamo al 1700, l’importanza del monte e del culto di San Calogero, luogo simbolico tanto cari ai fedeliaumentò sempre di più, grazie anche alla conversione di alcuni nobili spagnoli alla vita eremitica.

Il Santuario venne eletto a parrocchia nel 1950 e nel 1979 Papa Giovanni Paolo II elevò la Chiesa a Basilica minore.

Anche l’azione dei Frati del TOR è stata decisiva e una menzione speciale va a P. Guglielmo Pisa il quale ha dedicato la sua vita nel tramandare il culto di San Calogero e valorizzarne i luoghi.

Oggi, nel giorno dei festeggiamenti in suo onore, ci piacerebbe accogliere il seguente invito dell’innografo e cronista greco Sergio:

Affrettiamoci a recarci a gara nella grotta, fratelli.

Oggi la devozione continua, San Calogero è sempre presente nei cuori del popolo saccense. 

In un mondo sempre più globalizzato abbiamo bisogno di ancorarci saldi alle nostre tradizioni ed ispirarci al suo esempio.

Secondo quanto richiamano alla memoria i più nostalgici, le celebrazioni del Santo, in passato più partecipate, erano occasione di svago e unione di diverse comitive che già nei giorni precedenti si radunavano nell’accogliente pineta per trascorrere ore spensierate nello stile tutto sciacchitano.

Foto tratta dal blog di Flavia Verde
Foto tratta dal blog di Flavia Verde

Noi contemporanei, sull’esempio della determinazione del Manno, dobbiamo scalare e riconquistare quel monte in quanto luogo di alta spiritualità, denso di storia per creare quel connubio perfetto tra turismo religioso e turismo termale.

Noi oggi, abbiamo questa grande missione, a noi, il compito di conservare e valorizzare la nostra storia e la nostra identità.

A noi il compito di lottare per il nostro bene più invidiabile e unico, il nostro patrimonio termale.

Una cosa è certa, San Calogero prega per noi!

Per gli Inni originali:

Da: F. TERRIZZI s. j., S. CALOGERO. PAGINE D’ARCHIVIO I, Basilica di S. Calogero, Sciacca 1987, p. 63-72:

https://oodegr.com/tradizione/tradizione_index/testilit/canoneinnicalogero.htm

Per gli Inni tradotti:

http://www.santuariosancalogero.org/nnews.asp?id=34

Di FILENA RIZZUTO

Sono esperta in comunicazione internazionale e mi occupo di ospitalità di lusso.In questi anni ho capito che in vacanza la vera ricchezza è scoprire le cose semplici e genuine del paese in cui si è ospiti. Per questo adoro condividere le tradizioni, la bellezza e il buon cibo e racconto piccole storie che fanno grande la nostra storia, provando a stuzzicare il piacere della scoperta di Sciacca e delle "cose" di Sicilia.

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