La prima manifestazione organizzata dalla sezione ANPI (Associazione Nazionale Partigiani Italiana) di Sciacca, presieduta da Lorenzo Benfari, ha inteso ricordare e celebrare il 25 aprile proponendo il libro di Raimondo Moncada, con una manifestazione svoltasi ieri pomeriggio in Sala Blasco.

“Il partigiano bambino” è la storia dell’agrigentino Gildo Moncada, ricostruita e scritta dal figlio Raimondo a quindici anni dalla sua morte.

È la storia di un adolescente che dalla sua tranquilla Sicilia si ritrova in Umbria durante la seconda guerra mondiale, con padre, madre e sorelle, prima dello sbarco degli Alleati nell’isola e sceglie, all’inizio del 1944, a sedici anni da poco compiuti, di abbandonare la famiglia e di aggregarsi ad altri volontari della brigata partigiana Leoni, per dare il proprio piccolo contributo alla Resistenza, alla lotta per la liberazione dell’Italia dal nazifascismo e per la nascita di una nazione democratica, libera da dittature e occupazioni di violenti popoli stranieri. Dopo aver partecipato alla liberazione di Perugia, si spinge fino in territorio toscano e vicino Arezzo, a Sansepolcro, viene ferito gravemente ritornando poi dai genitori mutilato.

Questa scelta di essere un partigiano segnò quindi per sempre l’esistenza di Gildo Moncada, grafico e pittore.

Il partigiano bambino di Raimondo Moncada è stato pubblicato nel 2017 da Edizioni Ad Est e presentato in diverse località di Sicilia, Umbria, Emilia Romagna, Liguria, Lazio e anche in Belgio, e anche dentro una massime istituzione italiana come Montecitorio. Alcuni incontri sono stati promossi anche nei luoghi in cui Gildo Moncada è stato partigiano.

Il libro ha ricevuto diversi riconoscimenti dando spunto anche al concorso letterario nazionale di Lastra a Signa, in Toscana, “Una storia partigiana”.

Per me – ha detto l’autore – non è un libro. Dentro di esso c’è famiglia, c’è un un dolore, c’è una scelta che ti segna una vita, ci sono mutilazioni, ci sono sogni che si spezzano e che si tenta poi di riacciuffare. C’è la storia semplice di un uomo, di un padre che non c’è più da tempo. E c’è la storia di mio nonno Raimondo che ho scoperto scrivendo il libro, morto poco dopo la guerra, lacerato dal senso di colpa di aver lasciato la Sicilia per stabilirsi al centro-nord, pensando così di mettere in sicurezza la famiglia dall’annunciato e imminente conflitto e che invece la guerra l’ha trovata e vissuta prima a Perugia e poi a Brescia”.

Questa è la nostra intervista di ieri a Raimondo Moncada:

Di TYERRE

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