Oggi è giovedì grasso. Inizia il Carnevale… Oggi sfilano pi gruppi mascherati per i quartieri della città. Nelle strade risuonano le musiche degli inni e ai Cappuccini cominciano a montarsi i carri. I coreografi fanno le ultime prove con i loro gruppi che sfileranno davanti alle carruzzate. In tutte le case di noi sciacchitani c’è quel bellissimo disordine che vede su ogni sedia e in ogni stanza i costumi, le maschere, i trucchi, le piume,i vestiti scintillanti dei bambini pronti per il loro “festival” in piazza e degli adulti che saliranno sul palco per recitare o ballare. La città è in fermento: Dappertutto gli ambulanti hanno montato i loro stand con i gadget carnevaleschi e l’odore della salsiccia arrostita e dei waffel si diffonde dappertutto.

Come? Che dite? Il Carnevale non si fa? Noooo! Non ci posso credere! Ma come? Quel Carnevale che sfidava Viareggio? Il carnevale più bello d’Italia?

Con un colpo di spugna viene cancellata una tradizione centenaria, una festa che è nel DNA di ogni sciacchitano. Almeno di quelli della mia generazione. Perchè, a questo punto, devo pensare che il Carnevale è diventato un peso morto per le ultime amministrazioni che si sono succedute al governo di questa città, facendo iniziare un declino che oggi ci appare, purtroppo, sulla stessa scìa delle Terme, del Teatro Samonà e di tutto il resto che sta andando a scatafascio. Il “fastidioso” Carnevale. Troppo costoso, troppo rischioso, troppo impegnativo. Una festa non sentita, non assimilata, non …lasciamo perdere…o no?

“Lu munnu è un circu” di Calolgero Perconte 1984

Non è da noi rassegnarci a fare entrare nel dimenticatoio questa festa. Non da noi che il Carnevale lo abbiamo fatto negli anni in cui non ci guadagnavamo nulla. Da noi che facevamo cucire i costumi dalle nostre mamme, da noi che ci truccavamo con pochi spiccioli, che ci acconciavamo i capelli alla meno peggio. Tanto , bastava un cappellino e una parrucca. Ma i risultati erano bellissimi, lo stesso. Ci mettevamo passione e fantasia. Tutti: costruttori, coreografi, copionisti, operatori dell’informazione, tecnici di radio e tv. Facevamo nottate e tanti sacrifici. E non parlo solo di me e della mia famiglia, ma di tanti e tanti sciacchiatani che per decenni si sono spesi per la festa.

Pippo Baudo al Carnevale di Sciacca. 1988

Che ne sanno i giovani di tutto questo? Poco o niente. Non sanno che ci riunivamo nei garage con le nostre famiglie per mettere a punto i costumi dei gruppi mascherati. I nostri figli dormivano sui divani alla meno peggio e noi lì, a provare il copione, a mettere carta e colla per definire il carro.

E i ragazzi e le ragazze dei gruppi mascherati che precedevano i carri erano acqua e sapone. Indossavano costumi a volte impegnativi, perfettamente in tema con il loro carro ma sapevano che ogni dettaglio di quei costumi era stato fatto a mano, pazientemente , non da sarti professionisti, ma da appassionati del Carnevale. Erano meravigliosamente ordinati e compatti nel “fare gruppo”, senza manìe di protagonismo. Lo spettacolo si svolgeva sulle strade e per la strada, non solo su un palco.

Va bene. Anzi, no. Non va bene per niente!

Ma molto della festa va ripensato e reimpostato con le giuste proporzioni.

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