Oggi il Maestro Cicino avrebbe compiuto 100 anni. A lui e alla sua mitica orchestra Flavia Verde, con la consueta maestria dello scrivere, aveva dedicato questo articolo due anni fa. ServireSciacca lo ripropone oggi per celebrare il “centenario” della nascita di questo nostro concittadino che ebbe modo di servire la nostra città attraverso le emozioni della sua musica.

Si può amare la musica in tantissimi modi. Ma se alla musica si dedica tutta la vita…allora è un’altra storia. Nel dopoguerra, negli anni della povertà, chi studiava musica lo faceva con tanti sacrifici. Si andava da maestri privati, per apprendere e suonare lo strumento preferito. Giorni , mesi, anni di solfeggio e di prove. Il maestro di mio padre, ad esempio, fu lo zio Nenè D’antoni. Zio in senso affettuoso , di rispetto, non perchè fosse parente. L’aspirazione più grande, di quella generazione di musicisti, era di farne un mestiere sì, ma anche quella di suonare suonare sempre e comunque e dovunque. Nelle occasioni di festa, imbracciare uno strumento, sia che fosse una chitarra che un violino o una fisarmonica, era una soddisfazione grandissima per chi suonava e per la sua famiglia.

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E quando l’aspirazione si materializzava entrando a far parte di una vera orchestra, allora i tantissimi sacrifici fatti negli anni, erano già dietro le spalle.

Questa foto ci proietta indietro nel tempo, quando una mitica orchestra, quella di Cicino Lepore allietava con le sue musiche le serate dei nostri genitori. In questa foto, abbiamo la prima formazione completa della” Hot Cicino”. Da sinistra : Giovanni Mondino, Nino Cusumano, Stefano Verde, Dino Verde, Carlo Verde, Cicino Lepore. Siamo alla Villa Comunale di Sciacca, negli anni 60, in occasione di uno dei tanti veglioni che si tenevano a quel tempo.

Mio padre e mio zio, Carlo e Stefano, ne erano rispettivamente il bassista e il clarinettista. Fratelli in musica, come tanti altri, allora a Sciacca. Fratelli erano anche Nino e Michele Fazio. Fratelli erano anche i Cusumano, Nino e Pineddu iniziarono la loro carriera musicale prima da soli e poi con il maestro Cicino. Erano entrambi chitarristi, ma Pineddu aveva una marcia in più. Tant’è vero che decise di partire per Roma per cercare fortuna nella Capitale, dove effettivamente rimase a vivere e si fece apprezzare come grande jazzista, suonando con diversi complessi e orchestre. Lo stesso avrebbe fatto il riberese Giovanni Mondino, estroverso e fantasioso musicista, trombettista di Cicino che aveva preferito tentare la sorte a Roma, dove entrò nella grande orchestra del Teatro Caracalla e avrebbe lasciato il posto a Emanuele Scaduto. In principio c’erano formazioni varie con la presenza di Nino Alessi, Raimondo Russo, Dino Verde. Si arrivò, dopo anni di varie componenti, alla costituzione definitiva dell’ “Orchestra Hot Cicino”.

Suonavano nei matrimoni e nelle cerimonie, ma la loro specialità erano “i veglioni”, cioè le serate danzanti in cui l’eleganza era protagonista insieme alla loro musica slow e jazz “caldo”. Quando mio padre usciva di casa per andare a “suonare” era elegantissimo. Come tutti i componenti dell’orchestra indossava lo smocking. In estate quello bianco con papillon nero; in inverno i colori erano invertiti. Loro le chiamavano “divise”.

Per molte stagioni estive si spostavano a Falconara, località balneare vicino a Porto Empedocle, sempre con i veglioni. Era il tempo delle Miss. Quando suonavano “tico tico”, Cicino mi concedeva di suonare (si fa per dire) una specie di piccolo corno di legno scanalato che si grattava con un piccolo arnese pure di legno ( la raspa) e ricreava il suono tipico delle sambe sudamericane. Quanto mi piaceva suonare con loro! Avevo si’ e no 8 anni allora. La gente li adorava, perchè sapevano eseguire magistralmente sia le canzoni melodiche che i ritmi sudamericani, che facevano scatenare i giovani dell’epoca nel ballo. Cantavano prima lo zio Stefano e successivamente Masi Gulino. Eppure i loro inizi non erano stati facili. Persino i loro strumenti li avevano comprati in maniera rocambolesca e alcuni glieli aveva regalati Cicino stesso, persona generosissima.

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Questa la formazione dell’orchestra negli anni 70: Marco Marchese (batterista), Mauro Luigi Lepore (direttore d’orchestra e pianista), Nino Cusumano (chitarrista), Carlo Verde (violinista e bassista), Joe Cusumano (chitarrista), Stefano Verde (Clarinettista e sassofonista), ragazza è una miss di allora, Emanuele Scaduto (trombettista), Tommaso Gulino (cantante e batterista). I diversi cambi all’interno della band erano stati continui. Non è facile andare d’accordo tra musicisti. Lo sanno bene quelli che fanno questo mestiere. Ma una cosa è certa: erano dei professionisti, conoscevano la musica, nel senso che sapevano leggere gli spartiti, l’avevano studiata. Nessuno di loro era un dilettante. Musicisti davvero. Qui sotto i fratelli Cusumano in una loro performance.

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Vennero poi gli anni della beat generation. Le orchestre si sciolsero per far posto alle band dei giovani con nuovi ritmi e nuovi strumenti. L’orchestra Cicino si sciolse agli inizi degli anni ‘80.

Nel 1998 si organizzò a Sciacca il convegno. “Il jazz in Sicilia dal dopoguerra agli anni 60″ con una mostra fotografica nella Chiesa di S. Margherita dedicata proprio all’orchestra Cicino “Hot Cicino momenti della storia”, proprio per ricordare e raccogliere testimonianze fotografiche su quella mitica orchestra.

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