E’ soltanto una messa in scena di fine legislatura quella che il governo regionale sta montando sul rilancio del termalismo siciliano, nella quale non c’è niente di autentico. Solo fumo negli occhi.

E’ questa l’opinione e anche il timore del Comitato Civico Patrimonio Termale, dopo l’ulteriore iniziativa del presidente Musumeci rispetto alla quale il Comitato Civico di Zammuto & C. si è preso due giorni di riflessione prima di dire la propria.

“Ogni volta che il presidente Musumeci parla delle Terme di Sciacca e Acireale, e ormai lo fa quasi quotidianamente con il fervore di un novello San Paolo abbagliato sulla via di Damasco, si rafforza in noi – dice il direttivo del Comitato – quella fastidiosissima sensazione che non ci sia nulla di vero e di concreto, solo parole per far apparire quello che non è, perché in un settore economico strategico e fondamentale per la Sicilia, quale quello del turismo termale e del benessere, la Giunta Musumeci si è resa conto di non aver fatto praticamente nulla di serio da quando si è insediata, a parte i tre milioni di euro (elemosina a questo punto…) che hanno detto di aver recentemente stanziato ”.

Questo timore viene confermato, ad avviso del Comitato Civico, dalla più recente iniziativa del presidente Musumeci e dalla sua ennesima esternazione sull’argomento sotto forma di “notizia” che ne ha dato ad uso e consumo dei mezzi di informazione, con una nota che al Comitato Civico di Sciacca appare a dir poco risibile.

Viene infatti comunicato che si è riunito a Palermo un tavolo tecnico “per definire il Piano industriale con cui la Regione presenterà agli interlocutori gli investimenti allo stato in cui si trovavano prima della loro chiusura”.

A questo tavolo tecnico il prof. Rosario Faraci ha illustrato “uno studio propedeutico al Piano industriale nel quale vanno tenuti in conto la valutazione degli immobili, le eventuali risorse disponibili per migliorare le condizioni delle strutture, ma anche la stima di fatturato per quando sarà ripristinata la capacità produttiva e alberghiera, nonché il canone annuo per la Regione”.

“Il preannunciato Piano Industriale quindi è tutt’altro che definito – osserva il direttivo del Comitato -, se va bene siamo solo all’inizio della fase propedeutica”.

Il governatore siciliano ha comunque rassicurato che conta di avere il Piano industriale già a fine mese e così “potrà confrontarsi con Federterme per le prime valutazioni”.

Ma quali valutazioni? E INAIL che fine ha fatto?, si chiedono ancora quelli del Comitato Civico. E poi, non si capisce chi ci dovrebbe mettere i soldi, per ripristinare gli stabilimenti nello stato in cui si trovavano prima della chiusura: la Regione o questi cosiddetti interlocutori?

“Abbiamo dovuto superare ostacoli burocratici indicibili in questi 4 anni – ha proclamato Musumeci – e sborsato decine di milioni di euro. Ora occupiamoci di mettere le carte in regola prima di cercare i gestori”.

Ma noi a Sciacca queste decine di milioni non li abbiamo mai visti, ribatte il Comitato Civico. E poi, a quali carte si riferisce il presidente?

Quando il Presidente Musumeci ci fa sapere che “è stata definita una ricognizione completa delle condizioni dei siti termali, quale atto necessario per la stesura del Piano industriale con il quale la Regione presenterà agli interlocutori gli investimenti necessari per riportare gli stabilimenti allo stato in cui si trovavano prima della loro chiusura”, si comprende che siamo ancora al passaggio del tutto preliminare dei necessari sopralluoghi in loco.

Forse l’unica vera novità, sostiene il direttivo del Comitato Civico, è che il presidente Musumeci è riuscito a centrare l’obiettivo di rimettere Sciacca e Acireale su una stessa barca, e così, comunque vada, ha annullato il vantaggio che Sciacca aveva su Acireale nel percorso verso una possibile riapertura.

La tesi del Comitato è che sia in atto un tentativo, ben organizzato, di far apparire il governo regionale impegnato sul fronte della questione termale: perché non sono stati resi noti i contenuti dello studio preliminare e propedeutico al Piano industriale che il prof. Rosario Faraci avrebbe presentato a questo tavolo tecnico? Perché a questo tavolo di lavoro non è stato invitato alcun rappresentante dei territori interessati (Sciacca e Acireale), quanto meno a livello politico (il sindaco) o tecnico (dirigente dell’ufficio tecnico comunale)?

Interrogativi che evidenziano, forse, l’ennesimo sgarbo istituzione e poi, ed è quello che il Comitato Civico teme in conclusione, l’ennesima presa per i fondelli di contenuto esclusivamente propagandistico.

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