Riceviamo dall’amico Pippo Verde il seguente articolo che volentieri pubblichiamo.

RIFLESSIONI SUL PELLEGRINAGGIO A SAN CALOGERO

Una pratica devozionale ancora viva fra il popolo di Sciacca è il pellegrinaggio che normalmente parte dalla chiesa Madre, il martedì dopo Pentecoste, ed arriva al santuario di monte San Calogero.

In tempi normali, la festa inizia la sera prima, con i vespri solenni ed i primi pellegrini che partono da Sciacca nel primo pomeriggio, lungo i 7 chilometri di via asfaltata.

La via tradizionale per arrivare al monte è però un’altra, che iniziava dalla Valle dei Bagni, oggi intercettabile dalla tangenziale e – ancor meglio – dal sentiero che si sviluppa vicino il casotto della Forestale che si trova alla fine di via Pesco Pagano. Da lì si affronta la salita, lungo il crinale del monte che degrada verso ovest e che è conosciuta come la “Via del Pellegrinaggio”.

La festa ebbe inizio nel 1578 come ringraziamento per lo scampato terremoto di quell’anno, venne ripresa dopo il 1860 ed ancora oggi esprime una coscienza ecclesiale, perché parte collettivamente dalla chiesa Madre alle 6 di mattina ed arriva al santuario intorno alle 8, per partecipare alla messa che viene ripetuta quasi ogni ora.

Questo – come affermavo sopra – in tempi normali, perché la pandemia ha costretto la popolazione e i fedeli solo ad un pellegrinaggio personale che manca di dimensione ecclesiale, cioè della comunione dei battezzati che – in gruppo – danno una immagine viva ed efficace di chiesa in movimento.

Quest’anno, il pellegrinaggio ricorreva dopo i giorni della Marcia su Palermo, voluta dal nostro Sindaco per sollecitare una soluzione al problema della riapertura delle terme e – aggiungo io – il loro buon funzionamento, perché costituiscono un valore aggiunto per la città: le terme danno lavoro, guarigione e benessere. Le grotte vaporose, tra l’altro, continuano a funzionare per quando dipende dalla natura, la quale continua a fare il suo dovere: anche noi abbiamo dei doveri verso la città in cui viviamo e questa incoerenza umana mi porta a riflettere su ciò che avrebbe significato un pellegrinaggio in cui potevano aderire sia le forze civiche che le forze ecclesiali di Sciacca; perché è giusto che la chiesa si interessi ai problemi dell’uomo e della società (esiste da tempo la cosiddetta dottrina sociale della chiesa), come è anche giusto che la cittadinanza chieda un aiuto spirituale al suo patrono San Calogero.

Le due iniziative non si sono tuttavia incontrate, neanche con un percorso ridotto, e il tutto è confluito in una concelebrazione sacerdotale, in presenza del Sindaco e dei fedeli.

Sciacca ha oggi bisogno di tutti, anche dei suoi santi in cielo e di uomini e donne che agiscano coerentemente sulla terra.

Giuseppe Verde

Edicola votiva sul percorso del pellegrinaggio a San Calogero

2 pensiero su “PELLEGRINAGGIO A SAN CALOGERO: UNA RIFLESSIONE DI PIPPO VERDE”
  1. Altra occasione persa, tanto per cambiare. Chiesa in uscita e chiesa in movimento ascensionale.. rafunata attorno all’altare di Cristo per implorare una metanoia, cambiamento di mentalita collettiva, che passi prima di tutto dalla nostra personale conversione. Ma a Sciacca tutto si ferma in un eterno incompiuto.

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